sabato 10 gennaio 2009

Il calendario delle audizioni confermative

Dopo che il nuovo Congresso riunito ha formalmente raccolto i voti dei Grandi elettori e ufficializzato l'elezione di Obama, si passa alle audizioni confermative: tutti coloro a cui Obama ha affidato incarichi di governo o in agenzie federali dovranno essere ascoltati dalle commissioni competenti, che provvederanno a votare per accettare o respingere la nomina. Questo il calendario finora (Tom Daschle e Hilda Solis sono già stati ascoltati, giovedì e venerdì)

Martedì 13
Sen. Hillary Clinton per il posto di Segretario di Stato
Peter Orszag per Office of Management of Budget
Arne Duncan per il Dipartimento all'Educazione
Steve Chu per l'Energia
Lisa Jackson per l'EPA

Mercoledì 14
Eric Shinseki per il Dipartimento Veterans Affairs

Giovedì 15
Eric Holder come Procuratore Generale
Timothy Geithner per il Tesoro
Janet Napolitano per la Sicurezza Interna
Sen. Ken Salazar per gli Interni
Susan Rice come Ambasciatrice all'ONU

Le altre audizioni saranno programmate nei giorni a seguire

venerdì 9 gennaio 2009

La West Wing di Obama

L'Ala Ovest che Obama sta mettendo in piedi è insolitamente influente, tanto che i suoi poteri potranno eguagliare, se non superare, quelli del Gabinetto.
I Presidenti hanno spesso cercato di centralizzare il potere nella Casa Bianca, tra la frustrazione dei ministri, ma nessuno dai tempi di Nixon aveva portato nell'Ala Ovest un gruppo di consiglieri così potenti e pronti a scavalcare l'abituale burocrazia.
I nomi di primo piano messi in campo da Obama nelle posizioni chiave hanno attirato già le prime critiche, come quella del Presidente della Camera di Commercio Thomas Donahue, che vede "troppi zar al comando".
Carol Browner, già a capo dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente nell'amministrazione Clinton, ha ricevuto da Obama l'incarico di curare l'ambizioso programma per l'ambiente, l'energia e i cambiamenti climatici.
A Adolfo Carrion Jr. verrà affidato un incarico interno alla Casa Bianca a supporto del programma per l'educazione e lo sviluppo urbano. Questi sono solo due esempi di posti interni alla Casa Bianca che andranno ad affiancarsi agli analoghi posti di Segretari di Gabinetto.
Tom Daschle, la cui nomina è stata da poco ratificata dal Senato, sarà il primo Segretario di Gabinetto da decenni ad avere un ufficio alla Casa Bianca e un nuovo titolo appositamente creato: direttore dell'ufficio per la riforma sanitaria.
I consiglieri di Obama hanno spiegato che la nuova amministrazione sperimenterà in politica interna un modello di governance ampiamente usato in politica estera, con il team di sicurezza nazionale che si occupa di questioni diplomatiche e militari dall'interno della Casa Bianca e con accesso immediato al Presidente.
Ma Bruce Herschensohn, professore di politica estera ed ex assistente di Nixon, è critico verso Obama "Sta aggiungendo un nuovo livello di burocrazia invece di eliminarne uno" spiega, ricordando che Nixon provò inutilmente a ridurre il Gabinetto a solo quattro agenzie "Tutti lotteranno con tutti".
Sono d'acordo con lui lo storico I.M. Destler e il politologo Calvin Mackenzie, che prevedono difficoltà nel gestire un team allargato, e il rischio di intasare la Casa Bianca con questioni secondarie che andrebbero lasciate ai Dipartimenti del Gabinetto. Oltre naturalmente a ridurre l'importanza del Gabinetto.
I consiglieri di Obama hanno passato mesi a studiare il lavoro delle precedenti amministrazioni e si sono convinti che le questioni prioritarie necessitano di un coordinatore alla Casa Bianca simile a quello per la sicurezza nazionale. I veterani della Casa Bianca dicono che questi nuovi posti sono il chiaro segnale che Obama intende superare subito la resistenza al cambiamento che ha sempre permeato Washington.
Ma il modello della sicurezza nazionale è tutt'altro che perfetto avendo prodotto memorabili scontri tra i consiglieri alla Casa Bianca e i Segretari di Stato e alla Difesa. Condoleeza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale nel primo mandato di Bush, fallì clamorosamente a risolvere lo scontro tra Donald Rumsfeld e Colin Powell.
Roy Neel, vice capo dello staff di Clinton, ricorda però che la politica estera di Bush "è stato un incubo". Molto più fortunata, ricorda Neel, è stata la creazione del Consiglio Nazionale per l'Economia da parte di Clinton. "Il cambio organizzativo fu fatto con la convinzione di dover rivoluzionare l'economia. Il capo del CNE Rubin e il Segretario al Tesoro Bentsen lavorarono bene insieme".
Ma Obama vorrà spingersi oltre. Browner, ad esempio, per portare avanti l'agenda "verde" di Obama, dovrà scavalcare l'autorità di una mezza dozzina di dipartimenti e agenzie, tra cui l'Energia, gli Interni, la Difesa e l'EPA.
Allo stesso modo Daschle avrà molta più autorità di qualsiasi altro Segretario alla Salute. Il suo programma toccherà i veterani, i militari e gli impiegati federali, aree che non sarebbero sotto la sua giurisdizione.

Fonte: Washington Post

giovedì 8 gennaio 2009

Panetta, l'uomo di cui la CIA ha bisogno

di Robert Baer* (TIME)

* Ex agente CIA nel Medio oriente, autore del best seller "La disfatta della CIA"

Leon Panetta potrà non avere esperienza nell'intelligence, ma la sua nomina a direttore della CIA indica che Barack Obama conosce i problemi della CIA. Da ex Capo dello staff della Casa Bianca, direttore del budget dell'amministrazione Clinton e parlamentare della California per otto mandati, Panetta conosce Washington meglio di molti altri, ed ha quel tipo di conoscenza di cui la CIA ha bisogno in questo momento.
Panetta ha esperienza per capire che la CIA è stata vittima di manipolazione politica sotto l'amministrazione Bush. E' stato Bush a stravolgere i dati dell'intelligence sull'Iraq, non la CIA.
Panetta saprà farsi ascoltare dal nuovo Presidente e potrà affrontare la situazione capendo che buttare il bambino assieme all'acqua sporca non ha senso. Panetta sarà anche un ottimo contrappeso per Dennis Blair, il nuovo direttore dell'intelligence nazionale, che difficilmente vorrà sfidare il Pentagono.
La CIA ha anche bisogno che Panetta tenga a freno le commissioni di Camera e Senato per l'intelligence, che vogliono punire l'agenzia per le prigioni segreti, le torture e gli errori in Iraq negli ultimi otto anni. Errori a parte, l'ultima cosa di cui la CIA ha bisogno è un altro giro di audizioni intrusive del Congresso come quelle che hanno danneggiato l'immagine dell'agenzia negli anni '70. Se il Congresso vorrà dare il colpo di grazia alla CIA, il Pentagono resterà l'unica vera intelligence del paese.
I leader Democratici della commissione Intelligence, Jay Rockefeller e Dianne Feinstein, hanno già criticato la scelta di Panetta, dicendo che la CIA ha bisogno di un professionista. Ma al momento, essere capace di tutelare la CIA conta molto di più di essere una spia professionista. Un professionista si farebbe mangiare a colazione da Hillary Clinton o Bob Gates. O farebbe la fine del direttore della CIA di Bill Clinton, che fu allontanato dalla Casa Bianca, ignorato e diventato irrilevante.
A dispetto degli ultimi otto anni, la CIA è un'istituzione che non deve cedere. Gli agenti della CIA sanno di aver bisogno di un tutore presso la Casa Bianca, così come ogni agenzia ha bisogno di qualcuno che sappia dire di no al Presidente. L'unica domanda è se ora Panetta avrà le risorse per fare ciò che deve fare: allontanare la CIA dalla politica di Washington, mettere fine una volta per tutte alle operazioni clandestine, e pagare i dipendenti come meritano.

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mercoledì 7 gennaio 2009

Rivoluzione ai vertici della CIA

Obama annuncia la prima vera sorpresa della sua amministrazione. Dopo le nomine tutto sommato senza scossono nel suo Gabinetto, il nuovo Presidente ha profondamente scosso i palazzi del potere di Washington annunciando il nome del nuovo capo della CIA. Si tratta di Leon Panetta, italoamericano, 70 anni, il più noto ed apprezzato dei quattro capi dello staff alternatisi alla Casa Bianca sotto la presidenza di Bill Clinton.
Panetta è un apprezzato politico, con esperienza nel settore economico e ben note capacità di manager, ma non ha mai avuto nulla a che fare con l'Intelligence. In questo modo Obama ha voluto tagliare completamente i ponti con il passato più o meno recente, lasciando intendere di voler procedere a quella radicale riforma dei servizi segreti che gli ultimi due Presidenti non sono riusciti a portare avanti.
E' insolito che la guida della CIA vada ad un uomo totalmenteestraneo all'agenzia, uno dei più noti è stato George H. Bush, che viene ricordato come uno dei migliori direttori che la CIA abbia mai avuto.
Obama aveva annunciato di non essere intenzionato a dare l'incarico a chiunque fosse in qualche modo compromesso con le polemiche degli ultimi otto anni riguardanti l'intelligence, Guantanamo e i metodi di interrogatorio simili alla tortura, e questo ha portato ad escludere praticamente tutti i nomi interni all'agenzia. La scelta di Panetta fa pensare che al Direttore verrà affidato anche l'incarico di razionalizzare i vari settori della CIA, tradizionalmente compromessi da conflitti di attribuzione.
L'amministrazione Clinton, come raccontato nelle biografie di praticamente tutti gli alti funzionari che ne hanno fatto parte, si trovò ripetutamente a scontrarsi con i vertici della CIA, che si opposero a numerose iniziative presidenziali. Questa contrapposizione impedì a Clinton di poter procedere ad una riforma dell'agenzia, che avrebbe portato a quel punto a numerose rese dei conti. Quella esperienza deve essere sembrata importante a Obama nella scelta di Panetta.
Il nuovo capo della Intelligence nazionale sarà invece l'ammiraglio in pensione Dennis Blair, già capo delle forze navali nel Pacifico ed esperto di politica orientale.
La scelta di Panetta è stata accolta negativamente dalla CIA e dal Congresso. Dianne Feinstein, Senatrice Democratica presidente della Commissione per l'Intelligence, ha criticato la scelta rimarcando che la direzione della CIA avrebbe dovuto essere assegnata ad una persona interna all'agenzia.
Commenti positivi sono invece arrivati da Robert Baer, ex "super" agente segreto della CIA divenuto autore di bestseller come "La disfatta della CIA", in cui accusa la sua ex agenzia di essere responsabile della mancata prevenzione degli attentati dell'11 settembre "Leon Panetta può non avere esperienza nell'intelligence, ma la sua nomina dimostra che Obama capisce i problemi della CIA" ha scritto in un editoriale su TIME magazine.

martedì 6 gennaio 2009

Obama e la scelta di Rick Warren

Barack Obama ha scelto Rick Warren, pastore evangelico conservatore e vicino alla destra cristiana, per pronunciare la preghiera nel giorno dell'inaugurazione. La scelta, giustificata con la volontà di rendere compartecipativo l'evento, non ha mancato di creare polemiche.

Gay, siete abbastanza piacevoli
di Frank Rich (New York Times)

Nella sua prima conferenza stampa dopo la rielezione nel 2004, George Bush dichiarò "Ho guadagnato un capitale politico in questa campagna, e adesso intendo spenderlo". Sappiamo tutti come è andata a finire.
Obama ha poco in comune con Bush, grazie a Dio, nonostante la sua ossessione per il controllo del messaggio. In tempi in cui gli americani non credono più in nulla, Obama genera ancora speranza. Condivido queste speranze, ma per la prima volta una sfumatura di Bush si è vista in Obama.
Come visto durante le primarie, il nostro Presidente eletto a volte è preda di una certa arroganza, come quando disse "Sei abbastanza piacevole, Hillary", prima di essere sconfitto in New Hampshire. Ha fatto una cosa simile adesso, assegnando l'invocazione inaugurale al Revedendo Rick Warren, pastore della Saddleback Church di Orange County, California, il predicatore che ha paragonato le relazioni gay all'incesto, alla poligamia e "a un vecchio che sposa una bambina". Affidare questo onore a Warren è stata una conscia - ma poco convincente - decisione di Obama per spendere il suo capitale politico, fatta con la certezza che un leader con un mandato non può sbagliare.

Molti americani che hanno un'opinione su Warren lo apprezzano. I suoi libri sono pieni di riferimenti all'emergenza umanitaria in Africa, alla povertà e ai cambiamenti climatici. E' contro i matrimoni gay, ma è così per praticamente tutti i leader americani, Obama compreso. E a differenza degli ayatollah dei valori familiari come James Dobson e Tony Perkins, Warren non è ossessionato dall'omosessualità e dall'aborto. Due anni fa ha sfidato le ire dell'attivista conservatrice Phyllis Schlafly e della sua gang invitando Obama a parlare di AIDS alla Saddleback Church.
Non c'è ragione per cui Obama non dovrebbe ricambiare il favore. Ma c'è una differenza tra includere Warren tra la cacofonia di voci e affidargli il ruolo di celebrante dell'inaugurazione. Non si può biasimare V. Gene Robinson del New Hampshire, primo vescovo episcopale dichiaratamente gay e uno dei primi sostenitori di Obama per aver detto di essersi sentito preso a schiaffi.
Warren, il cui ego non è minore di quello di Obama, ha detto di avere la missione di "modellare la civiltà americana". Ma come ha detto Rachel Maddow della MSNBC "paragonare le relazioni gay agli abusi sui bambini è uno strano modello di civiltà".
La posizione assunta da una portavoce di Obama a riguardo, è cioè che Warren "ha combattuto in favore delle persone ammalate di AIDS" è ugualmente poco convincente. Non dovrebbe essere la posizione di default di un qualsiasi leader religioso?. Combattere l'AIDS non è una specie di carta "libera dall'omofobia". Anche Bush si è unito a Bono per la lotta all'AIDS in Africa, ma questo non mitiga le sue posizioni omofobe nella campagna elettorale del 2004, nè la sua inazione quando la malattia falcidiò migliaia di gay in Texas mentre lui era Governatore.
A differenza di Bush, Obama è un difensore dei diritti gay, anche se un editorialista omosessuale del Time ha scritto "Il Presidente eletto è un tipo di bigotto molto tollerante e ragionevole". E' molto più efficace la critica del deputato Democratico Barney Frank, che dissentendo dalla scelta di Warren, ha detto "Penso che Obama sopravvaluti la sua abilità di far superare alle persone le loro differenze fondamentali". E' un modo gentile per bacchettare l'eccessiva sicurezza di sè di Obama. Ci vorrà di più dell'eloquenza e della personalità di Obama per far diventare gli USA quello che lui, e noi con lui, ha in mente.

Copyright 2008 The New York Times Company

domenica 4 gennaio 2009

Richardson indagato, lascia il posto di Segretario


Bill Richardson, Governatore del New Mexico e nominato da Obama nuovo Segretario al Commercio, ha annunciato poco fa la sua decisione di rinunciare al posto nel Gabinetto a causa di un'indagine federale sui suoi legami con una società californiana che ha vinto alcuni appalti in New Mexico dopo aver contribuito a varie iniziative dello stesso Richardson.
Richardson, che quest'anno ha per breve tempo rincorso la nomination Democratica prima di appoggiare Obama, è stato preso in considerazione prima come vice Presidente e poi come Segretario di Stato, è il politico ispanico più importante negli Usa.
L'indagine federale non è una questione di oggi, ma inizialmente non sembrava dover rappresentare un ostacolo per la nomina di Richardson, ma l'attenzione che il caso Blagojevich ha richiamato sulla condotta degli amministratori pubblici Democratici ha reso più difficile il cammino del Governatore del New Mexico, che non ha voluto rischiare di vedere bocciata dal Senato la propria nomina.
Nel comunucato, Richardson dichiara la propria estraneità e confida in una rapida soluzione dell'inchiesta
"Per più di tre decenni ho avuto l'onore di servire la nazione al Congresso, all'ONU, come Segretario all'Energia e come Governatore. Così quanto il Presidente eletto mi ha chiesto di essere il Segretario al Commercio ho sentito il dovere di accettare. Ho sentito questo dovere soprattutto perchè l'America deve affrontare straordinarie sfide in economia, e il Dipartimento del Commercio rivestirà un ruolo fondamentale.
E' per lo stesso senso del dovere che oggi ho chiesto al Presidente eletto di fare un'altra scelta. Lo faccio con dispacere, ma un'indagine federale su un'azienda che ha fatto affari in Ner Mexico minaccia di protrarsi per settimane, o forse per mesi"
E questo è il commento di Obama
"E' con profondo rammarico che accetto la decisione del Governatore Richardson di ritirare la sua nomina come nuovo Segretario al Commercio. E' segno del suo senso di responsabilità scegliere di mettere gli interessi della nazione davanti a tutto".