sabato 6 dicembre 2008

La squadra di Obama è quasi al completo

Con la prevedibile nomina di Bill Richardson al Dipartimento del Commercio (il minimo per un politico che ha sfidato le ire della Clinton appoggiando Obama nelle primarie e che dalla ex First Lady si è visto soffiare il posto di Segretario di Stato), il Gabinetto di Obama è praticamente formato, mancano all'appello solo i nomi del prossimo Segretario all'Energia e del Segretario all'Educazione. In particolar modo su quest'ultima posizione sono partite le speculazioni, per la curiosità di scoprire se Obama sceglierà un riformatore o un sostenitore dello status quo (le posizioni sono molto diverse anche all'interno dello stesso partito).
Nonostante la crisi economica e le Borse sempre in negativo, l'atmosfera attorno alla transizione sembra molto serena, tanto che in conferenza stampa Obama ha anche trovato modo di scherzare sul nuovo look di Richardson, che si è tagliato la folta barba che si era fatto crescere dopo essersi ritirato dalle primarie "Siamo profondamente delusi dalla sua decisione di radersi" ha scherzato il Presidente eletto.
Qualche polemica è invece nata da una dichiarazione sfuggita al Governatore della Pennsylvania Ed Rendell, che non accorgendosi di un microfono acceso ha commentato la nomina di Janet Napolitano al Dipartimento di Sicurezza Interna dicendo che è perfetta, perchè "non ha una vita".

Anche i sondaggi mostrano un generale consenso verso le prime mosse di Obama. Il 75% degli intervistati in un recente sondaggio della CNN approva la squadra scelta di Obama. Otto anni fa l'approvazione per il Gabinetto di Bush era al 61%. In particolare il 71% approva la nomina di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato: è soprattutto tra i Democratici che la scelta è apprezzata, mentre tra gli indipendenti l'approvazione è di due terzi, tra i Repubblicani del 50%.
Gli americani sono anche fiduciosi sulla capacità di Obama di contenere l'eventuale intromissione dei Clinton nel suo governo: il 57% dice che la Clinton seguirà le disposizioni di Obama anche quando non sarà d'accordo, e il 54% afferma che Bill Clinton non si occuperà di politica estera. In ogni caso gli indici di gradimento di entrambi i Clinton sono notevolmente saliti nelle ultime settimane. Molto apprezzata anche la scelta di Obama di confermare Robert Gates come Segretario alla Difesa: l'83% approva questa scelta.
L'88% afferma che un governo comprendente alcuni ex rivali sarà in grado di lavorare bene, e anche il 52% dei Repubblicani è d'accordo.
Il 55% è a favore di un ritiro delle truppe dall'Iraq, mentre il 52% vede favorevolmente una continuazione dell'impegno militare in Afghanistan.

venerdì 5 dicembre 2008

Vademecum: il Segretario di Stato

Il Segretario di Stato è il capo del Dipartimento di Stato Usa incaricato degli affari esteri. E' il membro di più alto livello del Gabinetto del Presidente, e il primo Segretario nella linea di successione presidenziale (in assoluto è al quarto posto della linea di successione, dopo il Vice Presidente, lo Speaker della Camera e il Presidente pro tempore del Senato).
Nel 1780 George Washington creò il Dipartimento degli Affari Esteri, che successivamente il Senato incaricò anche di alcune responsabilità di politica interna cambiando il nome in Dipartimento di Stato. Tra questi incarichi addizionali ci sono la pubblicazione e la tutela delle leggi degli Usa, la custodia del Gran Sigillo usato per autenticare gli atti del governo federale, la preparazione degli incarichi del ramo esecutivo e la custodia di atti e libri ufficiali del Congresso, tra cui la Costituzione.
Tra gli incarichi non interni del Segretario di Stato - molti dei quali nel corso dei secoli sono stati trasferiti ad altre agenzie- c'è quello di negoziare con gli altri paesi e gestire le ambasciate e i consolati statunitensi nel mondo secondo le disposizioni del Presidente. Il Segretario di Stato è anche il principale consigliere del Presidente in politica estera e, negli ultimi decenni, è diventato il responsabile del coordinamento e della direzione di tutte le attività statunitensi all'estero, fatta eccezione per alcune operazioni militari.
Nei primi anni dopo l'Indipendenza, il posto di Segretario di Stato era considerato un passo intermedio verso la Presidenza, e infatti l'incarico fu ricoperto da Thomas Jefferson, James Madison, James Monroe, John Quincy Adams, Martin Van Buren e James Buchanan, che divennero Presidenti negli anni successivi a quelli in cui avevano occupato il Dipartimento di Stato. Questa tradizione si è poi interrotta e infatti Madison, Presidente tra il 1857 e il 1861, è stato l'ultimo politico americano ad aver ricoperto entrambi gli incarichi.
Il Segretario di Stato viene nominato dal Presidente ma deve essere sottoposto a un voto confermativo da parte del Senato. Quando il posto è vacante, le funzioni vengono esercitate da un altro membro del Gabinetto fin quando il Presidente non effettua la nuova nomina e il Senato la conferma.
La lgge federale prevede che le dimissioni del Presidente debbano essere accompagnate dauna comunicazione scritta al Segretario di Stato. Questo è avvenuto una sola volta, quando Nixon si dimise con una lettera a Henry Kissinger.

giovedì 4 dicembre 2008

I piccoli donatori di Obama? Una leggenda

di Andrew Malcolm (Los Angeles Times)

Tutti sanno come la formidabile macchina organizzativa della campagna elettorale di Barack Obama sia stata dominata da molti milioni di piccoli donatori che hanno inviato piccole somme, al di sotto dei 200 dollari, come segno di supporto.
Solo che tutto questo, si è scoperto, non è del tutto vero.

In effetti la base di piccoli donatori di Obama è praticamente uguale in percentuale a quella di George W. Bush nel 2004 - Obama ha il 26% e il grande Satana Repubblicano il 25%. Ovviamente questo è inaccettabile per il pensiero dominante.
Ma l'istituto indipendente Campaign Finance ha proposto uno studio dettagliato sulla base di donatori di Obama, con risultati sorprendenti:
"La leggenda vuole che i soldi dei piccoli donatori abbiano dominato le finanze di Barack Obama" spiega il direttore di CFI Michael Malbin, ammettendo che anche la sua organizzazione è caduta nell'errore "La realtà della raccolta fondi di Obama è ugualmente impressionante, ma è diversa dalla leggenda".
Sommando tutti i contributi dei piccoli donatori (in termini di cifre, non di quote) l'istituto ha scoperto che invece del 50% comunemente riportato nel corso della campagna, solo il 26% dei contributi di Obama fino alla fine di agosto e solo il 24% fino al 15 ottobre proveniva da persone le cui donazioni totali ammontavano a meno di 200 dollari.
La parola chiave è "totali". E dipende da qual è la giusta definizione di "piccolo donatore": qualcuno che ha donato un massimo di 199 $ in totale. O qualcuno che ha donato 199$ in diverse occasioni, arrivando quasi al totale di 4.600$ che è il tetto consentito dalla legge.
Stabilendo che chi ha donato in totale più di 1.000 dollari è un grande donatore, ne risulta che Obama ha ricevuto da questi donatori l'80% di soldi in più di quanto non abbia ricevuto dai piccoli donatori.
Attraverso i canali del partito, Obama ha ricevuto 119 milioni di dollari da veri piccoli donatori. Una cifra impressionante , ma non quanto i 210 milioni di dollari raccolti da finanziatori eccellenti (i cosiddetti "bundlers") e grandi donatori.
"Dopo un'approfondita analisi dei dati della Federal Election Commission" riporta lo studio del CFI "risulta chiaro che i grandi donatori e le donazioni ripetute sono state per le finanze di Obama molto più importanti di quanto noi o qualsiasi altro analista abbia capito in un primo momento".

Copyright Los Angeles Times

mercoledì 3 dicembre 2008

Che fine ha fatto Joe Biden?

Dopo quasi un mese di transizione, dell Vice presidente eletto si parla meno che del cucciolo che gli Obama porteranno alla Casa Bianca.
Joe Biden non ha parlato in pubblico dal giorno dell'elezione, e si è visto al fianco di Obama solo quando il Presidente eletto ha tenuto delle conferenze stampa per aggiornare sull'economia e sulle nomine del suo governo.
Salta all'occhio come Obama in questo periodo stia continuando ad appoggiarsi alla sua cerchia di fedelissimi, a partire da Rahm Emanuel e David Axelrod, che partecipano regolarmente ai talk show della domenica, in cui Biden era di casa fino a poco tempo fa.
"Penso che il Presidente eletto debba ancora conoscere bene il suo vice e capirne i punti di forza. Quando succederà, farà riferimento su di lui sempre più frequentemente" assicura il Governatore della Pennsylvania Ed Rendell, amico di Biden da 30 anni "Per il momento è come se fossimo ancora in campagna elettorale, ed è facile fare affidamento su chi è con te dall'inizio".
Nonostante i continui attestati di stima verso Biden, Obama ha sempre tenuto sotto stretta sorveglianza la campagna del suo vice, pur non riuscendo ad evitare alcune delle sue famose gaffe.
E da quando è iniziata a diffondersi la voce della nomina di Hillary Clinton a Segretario di Stato, la domanda circola insistentemente: che cosa farà Joe Biden? La politica estera doveva essere il suo territorio.
L'editorialista del Washington Post David Ignatius ha scritto "Dov'è Biden in questi giorni? Lo tengono in una scatola? Non può essere felice all'idea che Hillary Clinton diventi la zarina della politica estera. L'esperienza di Biden in politica estera non è stata forse il motivo per cui è stato scelto?".
Le persone vicine a Biden dicono che il suo ruolo sarà quello di consigliere, e quindi lontano dai riflettori, ma il Vice presidente ha comunque partecipato a tutte le riunioni chiave del team di transizione e si sente giornalmente con Obama.
Ma alla stampa questo non basta, e c'è chi ha avanzato il dubbio che la festa a sorpresa organizzata da Obama per il 66° compleanno di Biden sia stata una messa in scena organizzata per rassicurare l'opinione pubblica sul feeling che c'è tra i due.

Per quanto riguarda il suo ruolo nell'amministrazione - visto che il Vice presidente per la Costituzione non ne ha uno proprio ma è il Presidente ad affidargli incarichi specifici - Biden potrebbe diventare il collegamento tra la Casa Bianca e il Congresso per decidere l'agenda legislativa. Obama potrebbe anche usarlo per coordinare la politica estera con la sicurezza interna, e potrebbe essere coinvolto anche sui temi legali, avendo presieduto la Commissione Giustizia del Senato.
Quel che è certo è che il ruolo del Vice presidente nella nuova amministrazione subirà un ridimensionamento rispetto agli ultimi otto anni, quando Dick Cheney ha allargato il proprio ruolo a dismisura ed è stato definito il Vice presidente più potente della storia americana.
E lo stesso Biden ha definito Cheney "il più pericoloso Vice presidente che abbiamo mai avuto", e in un'altra cocasione ha citato l'articolo I della Costituzione ricordando che il Vice presidente non ha autorità legislativa se non quella di votare al Senato in caso di parità: questo potrebbe essere un indizio sul tipo di ruolo che il Democratico rivestirà: "Il ruolo primario del Vice presidente è quello di supportare il Presidente, dargli i suoi consigli quando richiesti, e presiedere il Senato solo quando c'è un voto in parità" ha detto Biden "La Costituzione è chiara".

Fonte: Politico

martedì 2 dicembre 2008

Obama presenta la sua squadra

Dopo aver presentato la scorsa settimana il team che si occuperà di economia, capeggiato dal nuovo Segretario al Tesoro Geithner, ieri Barack Obama ha presentato il team che si occuperà di politica estera e sicurezza nazionale.
L'annuncio più atteso, ma non a sorpresa, è quello riguardante Hillary Clinton, che sarà il 67° Segretario di Stato degli Usa.
La nomina della Clinton, seguita a una lunga fase di scrutinio dei possibli conflitti di interessi del marito Bill, è stata accolta in maniera non entusiasta dal Repubblicano Richard Lugar, membro di spicco della Commissione Esteri del Senato ed egli stesso in lizza per il posto al Dipartimento di Stato. "Voterei a favore di Hillary Clinton in base a quanto sappiamo oggi" ha spiegato in un'intervista "ma sospetto, e non sono il solo a farlo, che verranno sollevate delle questioni, legittime questioni" aggiunge, riferendosi al voto confermativo a cui la Clinton dovrà sottoporsi da parte del Senato, e che riguarderà principalmente gli affari di Bill Clinton. L'ex Presidente ha accettato di rendere pubblici i nomi degli oltre 200.000 donatori della sua fondazione, ha rifiutato donazioni da parte di governi esteri alla Clinton Global Initiative, smetterà di tenere raccolte fondi all'estero e sottoporrà all'approvazione della Casa Bianca tutti i suoi ingaggi per conferenze e per altre prestazioni professionali.
"E' un grande passo" ammette Lugar "ma le attività del Presidente Clinton sono molto estese e proseguiranno. Visti tutti gli alti standard etici, è probabile che nascano problemi da parte di chi ha interessi così ampi" ma conclude "tuttavia penso che il team di Obama abbia fatto un buon lavoro nel risolvere i problemi principali".
Nella conferenza stampa di presentazione, Obama ha ammesso di essersi affidato al pragmatismo nello scegliere il team, per "un ruolo dell'America come leader nel mondo" nella lotta contro il terrorismo, ma sempre al fianco della comunità internazionale.
La Clinton ha esordito dicendo "L'America non può risolvere le crisi senza il mondo, e il mondo non può risolverle senza l'America".

Per quanto riguarda le altre nomine, quasi tutto come previsto: Obama ha chiesto all'attuale Segretario alla Difesa Robert Gates di rimanere al proprio posto, mentre Eric Holder sarà il nuovo Procuratore Generale e Janet Napolitano si occuperà del Dipartimento di Sicurezza Nazionale. Susan Rice, inizialmente indicata come Consigliere alla sicurezza nazionale, sarà invece il nuovo Ambasciatore all'ONU, mentre il posto di Consigliere va all'ex Generale James Jones, presidente del Consiglio Atlantico degli Usa, e capo del Comando Alleato della Nato in Europa dal 2003 al 2006.

lunedì 1 dicembre 2008

Mrs. Secretary of State



Hillary Clinton è ufficialmente il Segretario di Stato in pectore

What if: la campagna che poteva essere

Di Michael Scherer (TIME)

Cosa sarebbe successo se la campagna di McCain avesse prodotto spot usando le immagini di Barack Obama che balla con Ellen DeGeneres per dimostrare la sua vicinanza alle celebrità? O avesse proseguito sulla linea dello spot con Paris Hilton con altri come Donald Trump e Jessica Simpson? Tutto questo era nell'agenda di Fred Davis III, il guru della comunicazione di McCain e uno dei più abili comunicatori conservatori d'America. E sì, aveva in programma anche uno spot su Internet che avrebbe attaccato Obama associandolo a Oprah Winfrey. Ma alla fine ci ha rinunciato "Abbiamo deciso che non puoi lottare contro Babbo Natale o contro Oprah" ha spiegato.
In un'intervista con TIME, Davis ha spiegato nei dettagli cosa sarebbe potuto accadere nella guerra degli spot, e quanta auto-censura si è imposto lo staff di McCain sulla questione della razza. Per quasi tutta la campagna, Davis è stato il socio silenzioso di McCain. Mentre i giornalisti davano la caccia ai consiglieri principali di McCain, come Steve Schmidt, Mark Salter e Rick Davis (nessuna parentela), Fred Davis lavorava nell'ombra. Ha ideato e spesso scritto gli slogan degli spot di McCain - lo spot in cui si dipingeva Obama come un messia, quello in cui si suggeriva che volesse insegnare educazione sessuale all'asilo, e i molti altri in cui si metteva in discussione la preparazione di Obama.
"Il mio spot preferito è quello più semplice" ha detto Davis "Comincia con qualcosa del tipo 'Molto tempo prima che il mondo conoscesse John McCain o Barack Obama, uno di loro passava cinque anni all'inferno per aver rifiutato un rilascio anticipato per onorare gli altri prigionieri, mentre l'altro non sarebbe uscito da una chiesa in cui per vent'anni un uomo spargeva odio verso l'America'. E la chiusura era 'Il carattere è importante, specialmente quando non c'è nessuno ad assistere'".
Lo spot però non è mai andato in onda perchè McCain scelse di evitare l'argomento del predicatore Jeremiah Wright.

Davis appare malinconico per quell'opportunità persa, e per le altre "Ho fatto una lista, che nessuno vedrà mai, delle ragioni per cui ho avuto le mani legate in questa campagna. E non ho mai fatto una lista così lunga". Una delle difficoltà maggiori è stata quella di fare attacchi negativi contro un candidato come Obama senza scontrarsi con dei tabù.
Davis ha rivelato, ad esempio, che erano stati preparati molti spot negativi in cui si attaccava Obama riguardo la lotta al crimine, ma nessuno di questi è mai andato in onda "Il reverendo Wright? Non puoi farlo, direbbero che siamo razzisti. William Ayers? Non puoi farlo, direbbero che siamo razzisti." racconta Davis.
Davis racconta anche che c'era talmente tanta paura di sembrare razzisti, che le fotografie di Obama da usare per gli spot negativi venivano scelte sempre tra quelle in cui il Democratico era venuto meglio, sorriso e disteso.
"Quante volte negli spot di Obama hanno usato una foto di McCain venuta in modo decente?"
Tuttavia la campagna di McCain è stata ugualmente accusata di razzismo, ma ovviamente Davis ha la sua idea "Non ho mai visto nessuno usare la questione razziale come la campagna di Obama".

Dopo le elezioni, Davis ha partecipato ad un incontro che vedeva protagonisti anche personagg di Hollywood. Quando è stato presentato come l'ideatore dello spot "Celebrity" l'accoglienza è diventata molto fredda. Mentre lasciava la conferenza, l'attore Jason Alexander gli è corso dietro per discutere con lui "Sostanzialmente voleva sapere come facessi a dormire la notte".
Ma nonostante tutto, Davis non ha sentimenti negativi verso Obama "La campagna di McCain stava andando bene fino alla crisi finanziaria, ma opi basta guardare a quello che successo e ti rendi conto che era destino che vincesse Obama. E' un candidato estremamente dotato, e io spero, e spero di avere ragione, che sia anche un presidente dotato. E spero che sarà inclusivo con i Repubblicani. Se lo farà, potrebbe essere uno dei più grandi presidenti della storia".
Queste parole possono suonare strane da parte dell'uomo che voleva distruggere mediaticamente Obama, ma Davis non è il tipo da covare sentimenti di odio personale verso gli avversari politici. Anche perchè deve ancora vivere in mezzo a loro.

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