sabato 22 novembre 2008

Sono stati fatti degli sbagli /2

Le basi di McCain



"La nostra economia è salda. Le basi della nostra economia sono solide".

John McCain cercava di essere rassicurante, come dovrebbero fare i Presidenti durante una tempesta economica. Il tempismo però non gli è stato favorevole: poche ore dopo questa dichiarazione, il colosso finanziario Lehman Brothers è andato in bancarotta creando il panico nei mercati. Obama non ha perso tempo nel lanciare una serie di spot incentrati sulla gaffe dell'avversario.
Curiosamente, nel 1929 il Presidente Herbert Hoover disse una frase molto simile - "Le basi del nostro sistema paese, cioè la produzione e la distribuzione di beni, ha basi forti e prospere" - quattro giorni prima del crollo di Wall Street.

venerdì 21 novembre 2008

Comincia a prendere forma la squadra di Obama

I tasselli di quello che sarà il Gabinetto del Presidente Obama cominciano a prendere posto. Mentre la questione riguardante il Segretario di Stato è ancora in alto mare - e si può riassumere con la frase "Hillary Clinton o qualcun altro" - gli altri ruoli chiave cominciano ad essere assegnati anche se solo in via ufficiosa.
Il posto di Procuratore Generale, l'equivalente del ministro della Giustizia, dovrebbe andare salvo sorprese ad Eric Holder. che attualmente è il consigliere legale della campagna di Obama, e che ha guidato con Caroline Kennedy il team addetto alla selezione del candidato alla vicepresidenza.
Holder è stato vice Procuratore Generale durante la seconda amministrazione Clinton e ha fatto le funzioni del Procuratore Generale tra gennaio e febbraio 2001, nel periodo di transizione tra Clinton e Bush. Se confermato, Holder sarebbe il primo afro-americano a ricoprire questa posizione.

Era stata presa in considerazione come Attorney General, ma dovrebbe invece guidare il Dipartimento di Sicurezza Nazionale Janet Napolitano, Governatrice dell'Arizona. Nominata da TIME come una dei cinque migliori Governatori degli Usa, la Napolitano dovrebbe guidare il dipartimento creato da George W. Bush dopo gli attentati del 2001 e che sotto Obama dovrebbe prendere una forma meno burocratizzata.
La Napolitano è stata Procuratore Generale dell'Arizona prima di diventarne Governatrice nel 2002 ed essere rieletta nel 2006.
La scelta della Napolitano è stata pubblicamente lodata da McCain.

Tom Daschle, il primo leader Democratico ad appoggiare pubblicamente Obama ormai più di due anni fa, è stato invece scelto come Segretario alla Sanità e ai Servizi, posto particolarmente delicato vista la volontà di Obama di riformare il sistema sanitario americano.

L'economista Peter Orszag, attualmente direttore dell'Ufficio Bilancio del Congresso, è stato invece scelto come Direttore dell'ufficio Gestione e Bilancio della Casa Bianca, la struttura che controlla le attività delle agenzie federali.

All'imprenditrice Penny Pritzker, miliardaria di Chicago e responsabile economica della campagna di Obama, è stato offerto il posto di Segretario al Commercio, ma la Pritzker non avrebbe ancora dato la sua disponibilità.
Infine, il team di Obama ha preso contatti con l'attuale Segretario alla Difesa Robert Gates, che quindi potrebbe rimanere al suo posto.

giovedì 20 novembre 2008

Huckabee all'attacco

Huckabee è il tipo di politico che non si fa pregare per dire quello che pensa, per questo in molti si sono sorpresi del suo prolungato silenzio e del basso profilo tenuto negli ultimi otto mesi, dopo la fine delle sue aspirazioni presidenziali. <Il motivo di questo understatement è chiaro adesso: Huckabee stava scrivendo un libro in cui ha buttato dentro tutte le considerazioni in merito alle primarie, ai suoi ex rivali, al partito Repubblicano.
Il libro "Do The Right Thing: Inside the Movement That's Bringing Common Sense Back to America" è arrivato sugli scaffali americani martedì scorso, dopo alcune anticipazioni, e non è molto tenero verso i competitor che lo hanno sfidato nelle primarie repubblicane.
E' Mitt Romney, che si è spartito con Huckabee l'elettorato conservatore e religioso, a ricevere il trattamento peggiore. Huckabee scrive che il curriculum dell'ex Governatore del Massachusetts era "Tutto tranne che conservatore, finchè non ha cambiato le lampadine del suo candeliere in tempo per correre per la nomination". Huckabee racconta che Romney ha rifiutato di fargli una telefonata di congratulazioni dopo la vittoria in Iowa "una grande mancanza di rispetto". Huckabee poi si fa gioco di una proposta di Romney, che durante un dibattito aveva proposto maggiori investimenti in azioni con dividendi superiori alla media (quelle che ora sono maggiormente coinvolte nel crack finanziario).
Ilt rattamento per Fred Thompson, la cui presenza contribuì ad affossare le ambizioni di Huckabee in South Carolina, è più favorevole solo perchè meno personale. "Fred Thompson non ha mai capito le dinamiche politiche di questo paese, e la sua campagna incredibilmente deficitaria riflette il modo in cui è totalmente disconnesso dalla gente, nonostante le aspettative suscitate dalla sua candidatura".
Huckabee ne ha anche per quei politici cristiano-conservatori che, nonostante avessero idee simili alle sue, non lo hanno mai appoggiato. Huckabee scrive che Gary Bauer, leader di un movimento cristiano, "ha sempre trovato una scusa diversa per non sostenermi". Racconta di un loro incontro privato in cui "qualsiasi argomento affrontassi, ne spuntava fuori un altro che rappresentava un 'problema' per la mia candidatura". In particolare accusa Bauer di aver anteposto la sicurezza nazionale ai temi sociali come la difesa della vita e del matrimonio tradizionale.

Huckabee ne ha anche per Ron Paul e per i seguaci dell'ideologica libertaria, a cui dedica un intero capitolo chiamato "Falsi conservatori: peggio del liberalismo". Huckabee identifica nel libertarismo mascherato da conservatorismo la "vera minaccia" per il partito Repubblicano. Huckabee accusa Ron Paul e i suoi sostenitori di essere incapaci di sostenere un vero dibattito "Perchè questo richiederebbe la capacità di trovare una conclusione logica alle loro argomentazioni". Contesta l'idea dei "libertarian" per cui ogni aumento di tasse equivale a un'apostasia (Huckabee da Governatore dell'Arkansas ha aumentato alcune tasse).
Huckabee, che ora conduce uno show sul network di Fox News, accusa anche i giornalisti e i media di aver dipinto la sua campagna elettorale con toni folkloristici, rendendola poco credibile, e di averlo collegato solo a questioni religiose, mentre gli altri candidati erano chiamati a parlare di questioni di governo.

mercoledì 19 novembre 2008

Una poltrona per due

La lista di persone a cui Barack Obama potrebbe affidare il ruolo chiave di Segretario di Stato si è ridotta a due: Hillary Clinton e Bill Richardson.
E' evidente che la ex rivale nelle primarie Democratiche ha un curriculum e una storia tale da non poter competere praticamente con nessuno, ma gli ostacoli alla sua nomina sono molteplici e non riguardano la competenza.
D'altro canto Richardson non è una soluzione di ripiego. è stato ambasciatore degli Usa all'ONU dal 1997 al 1998 e durante l'amministrazione Clinton è stato incaricato di negoziare con Saddam Hussein. Inoltre, pur non essendo un politico di primo pelo, potrebbe essere uno dei futuri leader del partito.

Anche se Obama si è esposto pubblicamente incontrando Hillary Clinton e non negando di averle proposto il posto più importante nella sua amministrazione, la scelta definitiva è ancora lontana. Molti sostenitori del Presidente eletto non ritengono giusto "premiare" con il Dipartimento di Stato colei che per 18 mesi ha usato ogni mezzo per affossarlo, e soprattutto i liberal temono che affidare la politica estera alla Clinton preluderebbe ad una volontà di Obama di rivedere in senso più moderato le sue posizioni sul ritiro dall'Iraq. Ma è chiaro che se Obama ha pubblicamente fatto l'offerta alla Clinton doveva essere consapevole dei pro e dei contro.
Gli ostacoli maggiori stavolta non arrivano da Hillary ma da Bill Clinton. Non è un caso se il team di Obama sta in questi giorni passando sotto esame tutte le attività dell'ex Presidente, in cerca di possibili conflitti di interesse. Bill Clinton la settimana scorsa ha dichiarato "Mia moglie sarebbe un grande Segretario di Stato". Lo ha detto a margine di convegno economico a Kuwait City a cui era stato invitato dalla Kuwait National Bank, proprio quel tipo di evento che potrebbe rappresentare un conflitto d'interesse. L'attività principale di Bill Clinton è oggi quella di tenere conferenze a pagamento in giro per il mondo, e lo scorso anno ne ha tenute 54 per un compenso totale di 10,1 milioni di dollari. Le attività post-presidenziali di Clinton, molte delle quali non sono rese pubbliche e che oggi vengono esaminate dal team di Obama, includono anche quelle di consultente d'affari. Da Segretario di Stato, Hillary potrebbe trovarsi a trattare con persone che figurano nella lista di clienti del marito, o dei finanziatori delle sue fondazioni. Proprio questi ultimi rappresenterebbero il problema principale, in quanto Bill Clinton non vorrebbe rendere pubblica la lista, condizione chiesta invece espressamente da Obama, come ha rivelato Abner J. Mikva, consigliere di Obama e assistente alla Casa Bianca durante l'amministrazione Clinton.
In questo momento la situazione è in una fase di stallo: Obama ha chiesto a Hillary la disponibilità a fare il Segretario di Stato ma non le ha ancora offerto ufficialmente il posto, e non lo farà fin quando non saranno soddisfatte le sue richieste di trasparenza. D'altro canto Hillary Clinton non ha ancora dato una risposta definitiva, anche se si sta cercando una soluzione di compromesso. Ad esempio Bill Clinton potrebbe sospendere temporaneamente i suoi discorsi a pagamento e i finanziamenti da governi stranieri, oppure potrebbe tirarsi fuori dalla sua fondazione. Se queste condizioni non fossero sufficienti, potrebbe essere proprio Hillary Clinton a farsi da parte e a non dare la disponibilità per il Dipartimento di Stato.
Certo che se la Clinton dovesse essere costretta a farsi da parte, una soluzione di compromesso sarebbe dare il posto ad una persona a lei vicina (quale Richardson non è), come l'ex ambasciatore Richard Holbrooke, che però non gode di buoni rapporti con lo staff di Obama.

martedì 18 novembre 2008

Un nuovo New Deal? /2

di Peter Beinart (TIME)

[...] Le tasse e le regole diminuirono progressivamente, e contemporaneamente l'economia crebbe in quasi tutti i settori. Tra gli '80 e i '90, l'economia americana divenne un luogo fiorente. Ma ben presto divenne anche un luogo spaventoso. Nella nuova America della deregulation, poche persone avevano un lavoro stabile, una pensione sicura e una copertura sanitaria affidabile. Alcuni divennero ricchi, ma molti fallirono soprattutto per i costi delle coperture sanitarie.
A partire dagli anni '90, l'americano medio decise che il conservatorismo era un po' come il liberalismo degli anni '60: più spaventoso che vantaggioso. Quando i Repubblicani di Gingrich provarono ad affondare il MediCare, gli elettori reagirono in massa. Quando, un decennio dopo, George W. Bush provò a privatizzare parzialmente lo stato sociale, gli americani si ribellarono di nuovo. Nel 2005, una ricerca del Pew Institute identificò un nuovo gruppo di elettori che chiamò "conservatori pro-governo": culturalmente conservatori e "falchi" in politica estera, avevano sostenuto in massa la rielezione di Bush nel 2004, ma al tempo stesso erano a favore di regole e interventi governativi. Non volevano il mercato senza regole, lo volevano rimettere sotto il controllo federale.
Questi elettori sono stati la bomba ad orologeria della coalizione Repubblicana, che è scoppiata il 4 novembre. La promessa di John McCain di abbassare le tasse, tagliare le spese e diminuire l'intervento governativo li ha lasciati freddi. Tra quegli elettori che si sono dichiarati "molto preoccupati" delle conseguenze della crisi economica, Obama ha vinto con 26 punti di distacco su McCain.
L'umore del pubblico assomiglia a quello di 40 anni fa: gli americani vogliono che il governo impoga legge e ordine - sul mercato, sul lavoro, sulle polizze sanitarie - e non gli interessa quali teste Washington andrà a picchiare.

Questa è la grande sfida e la grande opportunità di Obama. Se riuscirà a fare quel che fece FDR - rendere il capitalismo americano più stabile e meno selvaggio - stabilirà una maggioranza Democratica che guiderà l'America per una generazione. E nonostante gli enormi problemi che eredita, ha anche una buona possibilità. Per dirne una, prendere provvedimenti aggressivi per stimolare l'economia e regolare la finanza, non dividerà la propria coalizione, ma quella avversaria. Sull'economia, i Democratici concordano praticamente tutti sulle decisioni da prendere. Il divario degli anni della presidenza Clinton tra i "falchi del deficit" e i fautori della spesa pubblica è ormai scomparso, e tutti sono d'accordo nel dare più poteri al governo.
Sono i Repubblicani che - pure uniti sulle questioni culturali - sono divisi tra chi non vuole un intervento governativo e chi chiede un ruolo maggiore per Washington.
Obama non deve risolvere la situazione nel giro di una notte. In fondo Roosevelt non mise fine alla Grande Depressione se non nel 1936. Obama, nei primi mesi di presidenza, deve ricordare quello che hanno detto gli elettori su cosa sta più loro a cuore: per il 63% l'economia (nessun altro tema ha superato il 10%). Nel 2004 il 22% degli elettori diceva che la priorità erano i "valori morali", il 19% diceva il terrorismo. Quest'anno il terrorismo è sceso al 9%, e nessun tema sociale è stato citato.
Il più grande problema nella coalizione di Obama è il nazionalismo. Su molti temi, dall'ambiente all'immigrazione, i liberal vogliono una maggiore compenetrazione della società americana con il resto del mondo. Credono che cedere una parte della sovranità nazionale - permettendo a persone e beni di attraversare legalmente il paese - sia essenziale per rendere l'America più prospera e sicura. Quando si parla però di immigrazione e libero mercato, molti Democratici diventano scettici. In futuro la lotta tra libertà e ordine potrà diventare predominante su scala globale. Ma questo è il futuro.
Se Obama comincia a ristabilire l'ordine nell'economia, i Democratici ne raccoglieranno i frutti per molto tempo. 40 anni fa il liberalismo sembrava il problema di una nazione che andava fuori controllo. Oggi una sua nuova versione più essere la soluzione. E' un giorno molto diverso a Grant Park.

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lunedì 17 novembre 2008

Un nuovo New Deal? /1

di Peter Beinart (TIME)

La morte e la rinascita del liberalismo americano sono entrambe avvenute al Grant Park di Chicago. Il 28 agosto 1968 10.000 persone si radunarono lì per protestare contro la Convention Democratica che, a pochi isolati di distanza, stava per dare la nomination a Hubert Humphrey, vice presidente di Lyndon Johnson, ratificando in questo modo l'odiata guerra in Vietnam.
Il sindaco di Chicago Richard Daley aveva vietato la manifestazione, ma le persone arrivarono lo stesso. Durante il pomeriggio, qualcuno riuscì a superare il cordone di polizia e ad arrivare all'asta della bandiera americana, ammainandola.
I poliziotti che arrestarono il manifestante vennero bersagliati con uova e palloncini pieni di vernice o urina. La polizia rispose caricando la folla in modo selvaggio, tanto che la carica fu ribattezzata "la rivolta della polizia".
I Democratici, che avevano vinto sette delle nove elezioni presidenziali precedenti, avrebbero perso sette delle dieci successive.

Quaranta anni dopo, i liberal felici hanno riempito il Gran Park radunati da un altro sindaco chiamato Richard Daley, per celebrare l'elezione di Obama. Stavolta le bandiere sventolavano alte, e la polizia proteggeva la folla.
La distanza tra questi due eventi spiega molto su come il liberalismo americano è caduto, e su come Obama può farlo tornare il credo americano. La coalizione con cui Obama ha vinto è robusta come quelle di Franklin D. Roosevelt e di Ronald Reagan.
In America, le maggioranze politiche vivono o muoiono per la libertà o per l'ordine. Un secolo fa, il liberalismo americano nacque, secondo le parole dello storico Robert Wiebe, come "una ricerca dell'ordine".
Quando Roosevelt venne eletto nel pieno della Grande Depressione, l'intero sistema economico era agonizzante e la gente chiedeva al governo di intervenire. Roosevelt lo fece, finanziando l'economia con ingenti cifre di denaro pubblico, proteggendo i disoccupati e gli anziani, e imponendo nuove regole all'industria. I conservatori gridavano che la libertà era in pericolo, ma la maggioranza degli americani ringraziò Dio che Washington stesse mettendo al sicuro i depositi bancari e gli stipendi. Per più di tre decenni, fino a metà degli anni '60, il governo mise ordine nei mercati. Ma poi il liberalismo divenne vittima del proprio successo, il boom economico del dopoguerra aveva riempito i college di giovani rampolli della borghesia, e questi misero in discussione lo status quo creato da Roosevelt. Secondo loro, quell'ordine comprendeva la segregazione razziale nel sud e la discriminazione delle donne. Furono questi movimenti a sfociare poi nei disordini di Grant Park.
Il liberalismo tradizionale venne confuso con il disordine, le leggi sui diritti civili vennero scambiate con le rivolte razziali, la libertà sessuale con il divorzio, la libertà culturale con la distruzione dei valori. Nixon e poi Reagan divennero presidenti promettendo un nuovo ordine, non economico ma culturale.
Ora non è difficile capire perchè il liberalismo è tornato a vivere. Ideologicamente, la folla radunata da Obama è diretta discendente di quella che lanciava uova alla polizia. Credono nell'uguaglianza razziale, nel femminismo, nei diritti delle minoranze, ma a 40 anni di distanza queste idee non sembrano più disordine. Il crimine è in ribasso e le rivolte non esistono più, il femminismo è così mainstream che lo abbraccia anche Sarah Palin, il sindaco di Chicago Daley, figlio dell'uomo che ordinò alla polizia di rompere la testa ai manifestanti, partecipa alle marce per i gay.
Gli americani sono nel panico per l'economia e non per le questioni culturali. Il conservatorismo è crollato perchè la sua fissazione per il libero mercato è stata collegata dagli elettori al disastro economico. Quando Reagan venne eletto, promise di ripristinare la libertà economica imbrigliata da 50 anni di governo in stile Roosevelt. Il capitalismo Usa, a suo dire, era diventato così addomesticato da impedire la crescita economica. Per un certo periodo gli americani concordarono.
(Continua)

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domenica 16 novembre 2008

Il discorso del Presidente sbarca su YouTube

A partire da questa settimana, il discorso del sabato di Barack Obama si terrà non solo alla radio ma anche su YouTube. La tradizione proseguirà una volta approdato alla Casa Bianca, e in questo modo Obama rinnoverà la tradizione inaugurata da Franklin Delano Roosevelt, che ideò il discorso settimanale alla nazione.
Nel primo messaggio, Obama si rivolge ai leader del G20 riuniti in queste ore a Washington per trovare una soluzione alla crisi economica



"Sono felice che il Presidente Bush abbia iniziato questo processo, perchè la crisi economica ha bisogno di una risposta globale.
Ma mentre agiamo di concerto con le altre nazioni, dobbiamo anche agire immediatamente in patria per salvare gli americani dalla loro crisi economica.
Questa è la più grande crisi dei nostri tempi. E anche se la strada da fare sarà lunga, e bisognerà lavorare duramente, so che possiamo uscire da questa crisi.
Ma dobbiamo agire ora. La prossima settimana il Congresso si riunirà, e io invito i rappresentanti ad approvare almeno un piano minimo che crei posti di lavoro e aiuti la crescita economica. In particolare, non possiamo rimandare i provvedimenti per quel milione di americani che alla fine dell'anno perderanno anche il sussidio di disoccupazione.
Fare tutto questo non richiede solo nuove politiche, ma un nuovo spirito di servizio e di sacrificio.