sabato 15 novembre 2008

Sono stati fatti degli sbagli/ 1

Il viaggio nel tempo di Biden



"Quando le Borse sono crollate, Franklin D. Roosevelt andò in televisione e non parlò solo dei 'principi dell'avidità'. Disse 'Guardate, ecco cosa sta succedendo"

Biden, citando la Grande Despressione durante un'intervista con la CBS, cade in un doppio errore, come fatto notare dal comico Jon Stewart: il Presidente in carica durante il crollo delle Borse nel 1929 non era Roosevelt ma il repubblicano Herbert Hoover, e la televisione fu presentata per la prima volta al pubblico nel 1939.

venerdì 14 novembre 2008

Hillary Clinton Segretario di Stato?

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Fonti ufficiali all'interno del partito Democratico affermano che Hillary Clinton è prepotentemente entrata nella lista di candidati al posto di Segretario di Stato nella nuova amministrazione. La notizia, riportata da Reuters e Associated Press, arriva dopo le mancate conferme della scelta di John Kerry, e dopo che numerosi consiglieri e collaboratori di Bill Clinton sono entrati nello staff di Obama. Ieri la Clinton è stata a Chicago, anche se non è dato sapere se ha incontrato Obama.

Il meno è fatto

Adesso arriva la parte difficile. Perchè Obama ha costruito delle aspettative su di sè che sono quasi impossibili da mantenere tutte, anche perchè non è detto che dipendano solo da lui. Che Bush sia stato un pessimo Presidente e che abbia sbagliato in tutti i settori a cui ha messo mano non c'è dubbio, ma se non ci fosse stato l'11 settembre la sua presidenza sarebbe stata senza dubbio diversa.
Questo successo lo rende virtualmente molto indipendente dalle posizioni del suo partito, e per questo è probabile che la squadra di governo sarà pronta molto presto, forse prima del giorno del Ringraziamento. Poi il 20 gennaio ci sarà l'insediamento, e Obama si troverà ad affrontare le grandi sfide.
E' qui che Obama dovrà dimostrare le sue capacità e dovrà spiegare in cosa consiste il cambiamento che intende portare. E' qui che sicuramente deluderà qualcuno, soprattutto da questa parte dell'Oceano, dove molti parlano di lui usando il metro di giudizio dei politici di sinistra europei, dimostrando di non sapere niente di lui.

L'economia: paradossalmente il tema che gli ha consentito di vincere le elezioni potrebbe essere quello che gli darà meno grattacapi. In questo senso il suo programma è piuttosto chiaro, il nuovo programma fiscale dovrebbe consentirgli di aiutare le imprese e le famiglie in crisi, Bush gli ha dato un bell'aiuto con l'impopolare salvataggio degli istituti di credito, e gli esperti sostengono che dalla fine del 2009 l'economia dovrebbe rimettersi in carreggiata. Obama dovrebbe "limitarsi" ad arrivare al pareggio di bilancio come fece Clinton, poi il mercato dovrebbe fare il resto.

Politica estera: qui cominciano le dolenti note, perchè quello che accadrà non può dipendere solo da lui. Il ritiro graduale dall'Iraq è promesso, ma bisognerà vedere in quali modi e con quali conseguenze. L'aumento di truppe in Afghanistan è cosa certa, e Obama si gioca buona parte della sua credibilità sulla promessa di pacificare quel paese, sconfiggere una volta per tutte i talebani e sradicare Al Qaeda.
Per il resto, salvo crisi internazionali impreviste, possiamo aspettarci un più massiccio ritorno alle missioni umanitarie concordate con l'ONU. Visto il background personale di Obama, è possibile un aumento di interventi Usa in Africa, soprattutto in Darfour e Congo. Per quanto riguarda la questione israelo-palestinese, molto dipenderà dall'esito delle elezioni israeliane. Clinton, e in misura minore Bush, si sono potuti impegnare per la pace tra i due popoli perchè avevano a che fare con leader israeliani pronti al dialogo. Se dalle urne usciranno vincenti i falchi del Likud il Presidente americano dovrà prepararsi ad un periodo di chiusura del dialogo, e al definitivo accantonamento della Road Map.
Ancora più difficile sarà la questione iraniana, come si è visto già dalle prime ore. Obama non può permettersi in questo momento di sedere al tavolo delle trattative con Ahmadinejad senza precondizioni, ma non può neanche perseguire le politiche di Bush.
Maggiori opportunità vengono invece da due ormai ex-stati canaglia, Cuba e la Corea del Nord. I rispettivi leader vecchi, stanchi e malati stanno per cedere il passo, e difficilmente il regime resisterà senza di loro. Per gli Usa è un'opportunità irripetibile per disinnescare due minacce e mettere e avviare un periodo di distensione.

Guerra al terrorismo: catturare Bin Laden è l'ultima delle preoccupazioni americane. Lo sceicco del terrore è solo il personaggio più in vista di una rete che negli ultimi otto anni ha fatto proseliti in tutto il mondo. La speranza è che Obama riprenda la strada di Bill Clinton, che all'impegno militare intendeva affiancare un impegno di tipo culturale per impedire che l'integralismo attecchisca nei paesi più disagiati. Da questo punto di vista, è buon segno che tra i nomi papabili per l'amministrazione Obama ci siano quasi tutti i principali consiglieri di Clinton per la sicurezza nazionale. Obama, grazie alla maggioranza Democratica e al consenso popolare, avrà anche la possibilità di fare ciò che a Clinton fu impedito dalle circostanze: cambiare i vertici delle agenzie addette alla sicurezza nazionale e riformare i servizi segreti mettendo fine all'impianto burocratico sviluppatosi nei decenni e peggiorato da Bush.

Ambiente: anche su questo punto il programma di Obama è piuttosto chiaro, ma la crisi economica potrebbe togliere fondi per dirottarli su misure più urgenti, e quindi ritardare la messa in atto di questi progetti. Laddove invece si potrà e dovrà agire presto è nel raggiungimento di un nuovo accordo che rimpiazzi il protocollo di Kyoto e che venga firmato da tutte le superpotenze.

giovedì 13 novembre 2008

Il GOP guarda al 2012

di Jonathan Martin (Politico.com)

Si stanno ancora contando i voti del 4 novembre, ma non importa, in casa Repubblicana si parla già dei potenziali candidati alle elezioni del 2012. Troppo presto? Eppure basta guardarsi attorno.
Due possibili candidati saranno in Iowa prima della fine del mese, e altri papabili - tra cui sicuramente Sarah Palin, faranno un'apparizione di alto profilo la settimana successiva all'Associazione dei Governatori Repubblicani (RGA), mentre il nome di Newt Gingrich è già stato citato in un editoriale di Bib Novak.
Per un partito ansioso di lasciarsi alle spalle delle elezioni disastrose, e in particolar modo una campagna elettorale da dimenticare, non è troppo presto per pensare alla "prossima volta".

Anche se ufficialmente ogni discorso di questo tipo è proibito. Il Governatore del Mississippi Haley Barbour, quando gli è stato chiesto se fosse intenzionato a presentarsi nel 2012, ha risposto "Una delle cose peggiori che possa accadere ora al nostro partito è che un mucchio di persone decida di candidarsi. Chiunque abbia ambizioni del genere deve tenerle per sè almeno fino al 2010. Chiunque pensi già da adesso di candidarsi lo fa contro il proprio interesse".
Ogni possibile candidato, segue la dottrina di Haley Barbour. "E' troppo, troppo presto" dice Mike Huckabee. "La cosa migliore da fare ora è governare bene la Louisiana" dice Bobby Jindal. "Voglio solo aiutare il partito" dice John Tune. "Il mio lavoro è il mio onore e il mio privilegio, e penso solo a quello" dice Tim Pawlenty.
Ma i fatti non seguono le parole.
Huckabee tornerà in Iowa, lo stato che vinse nei caucus di gennaio, il 20 novembre per presentare il suo libro "Fa' la cosa giusta".
Huchabee, il cui tour promozionale sembra una campagna elettorale, farà anche cinque fermate in South Carolina, il primo stato del Sud a tenere le primarie, e la Waterloo di Huckabee quest'anno.

Bobby Jindal, eletto nel 2007 Governatore della Louisiana e particolarmente attento al tema del sistema sanitario, sarà in Iowa il 22 novembre. Terrà il discorso d'apertura all'Iowa Family Policy Center, un gruppo cristiano conservatore. Nonostante abbia solo 37 anni e sia al primo anno di governo, sta ottenendo già molti consensi.
Parlando pochi giorni dopo le elezioni, alla domanda su quale politico lo avesse impressionato maggiormente, il manager della campagna di McCain Steve Schmidt non ha esitato "Bobby Jindal, senza dubbio".
Il crociato anti-tasse Grover Norquist, che voleva che Jindal fosse il candidato vicepresidente di McCain, ha detto "Jindal sarà Presidente, non so in quale anno".

John Thune, che sta puntando a un posto da leader in Senato, sarà costretto a rimandare le proprie ambizioni, visto che nel 2010 correrà per la rielezione e i Democratici non aspettano altro che farlo fuori, in modo tale che il loro alto, affascinante e carismatico Presidente non debba affrontare un alto, affascinante e carismatico Repubblicano nel 2012. Il fatto che questo abbia tolto il seggio a Tom Daschle, un amico di Obama, non fa altro che aumentare questo desiderio.
Ma per capire le ambizioni di Tuhe, bisogna guardare indietro, non avanti. Da quando è entrato in Senato, ha partecipato a eventi del partito e a raccolte fondi in tutto il paese. I senatori delle Grandi Pianure al primo mandato non passano dal Michigan alla Florida solo perchè gli piace mangiare bene.

Alla riunione della RGA ci saranno Tim Pawlenty, che parteciperà al pranzo di apertura e a due importanti conferenze stampa, e Charlie Crist, Governatore della Florida, altro aspirante candidato nel 2012 che terrà un discorso incentrato sulla necessità di allargare il partito. Crist ha sempre invitato il partito ad essere più inclusivo e ad attrarre giovani e minoranze, una necessità resa impellente dagli ultimi risultati elettorali.
Oltre a Barbour e a Jindal, altri possibili candidati presenti alla RGA sono il Governatore del Texas Rick Perry e della South Carolina Mark Sanford, ma non c'è dubbio su chi sarà la star: secondo il GOP Sarah palin farà la sua prima apparizione ufficiale post-elettorale proprio alla conferenza dei Governatori.

© 2008 Capitol News Company LLC

mercoledì 12 novembre 2008

Vademecum: la Casa Bianca

La Casa Bianca è la residenza ufficiale e l'ufficio del Presidente degli Stati Uniti, l'indirizzo è il 1600 di Pennsylvania Avenue. E' stata costruita a partire dal 1792 alla nascita del Distretto di Columbia, voluto da George Washington come sede del potere esecutivo. Ciononostante, Washington non fece in tempo ad abitarvi (durante la sua presidenza la capitale fu a Philadelphia), e il primo Presidente a risiedere nella White House fu John Adams. La Casa Bianca venne costruita dall'architetto James Hoban in stile tardo georgiano, e usando arenaria dipinta di bianco.
Dalla sua costruzione, la Casa Bianca ha subito numerose modifiche. Già nel 1801 Thomas Jefferson fece ampliare l'edificio costruendo le due serie di colonnati che ancora oggi portano il suo nome. Nel corso della guerra del 1812, l'esercito inglese diede fuoco alla Casa Bianca nel corso dell'incendio di Washington, distruggendo gli interni e danneggiando seriamente gli esterni. La ricostruzione fu immediata e il Presidente Monroe potà tornarci ad abitare già nel 1817. Negli anni '20 del XIX secolo vennero costruiti i due portici sui lati Nord e Sud. Con l'aumento del personale, Theodore Roosevelt fece rinnovare completamente l'Ala Ovest dedicandola agli uffici esecutivi, nel 1901. Otto anni dopo il Presidente Taft fece costruire in quella stessa ala lo Studio Ovale, l'ufficio personale del Presidente. Nel 1927, l'attico al terzo piano venne ampliato ospitando le stanze della famiglia del Presidente. L'Ala Est venne a sua volta ricostruita per ospitare gli uffici della First Lady e gli eventi sociali. Nel 1948 Truman fece completamente smantellare e rinnovare gli interni della Casa Bianca, restaurando poi anche le mura e le fondamenta. Negli anni '60, Jacqueline Kennedy fece ridecorare tutto l'edificio assumendo i migliori architetti su piazza, riportando la Casa Bianca allo stile in cui era stata concepita. La Casa Bianca ha sei livelli: il piano terra, i tre piani superiori e due piani sotterranei, uno dei quali comprende un bunker.

Oggi, la parte centrale della Casa Bianca comprende al piano terra gli uffici esecutivi del Presidente, la sala dei ricevimenti e la biblioteca, al primo piano la "zona giorno" degli appartamenti presidenziali, al secondo piano la "zona notte" e al terzo piano il solarium e la sala dei giochi. Ogni famiglia presidenziale effettua dei cambiamenti nella destinazione delle stanze, George W. Bush ad esempio ha spostato uno dei suoi uffici al terzo piano.
L'ala Ovest (The West Wing) ospita lo staff del Presidente e gli impiegati, la sala del Gabinetto dove si riuniscono i membri dell'amministrazione, la Situation Room (dove si riunisce il Consiglio di Sicurezza Nazionale), la sala stampa, la sala Roosevelt e l'ufficio del Vice presidente. In questa zona c'è anche il celebre Studio Ovale, caratterizzato dalle tre finestre che si affacciano sul lato sud.
Una parte dello staff del Presidente occupa anche il vicino Old Executive Office Building, o Edificio Eisenhower, tra Pennsylvania Avenue e New York Avenue.
L'ala Est (The East Wing), costruita originariamente come copertura per il bunker sotterraneo, è stata adibita ad ospitare eventi sociali (contiene anche un teatro), l'accoglienza dei visitatori, e a partire da Rosalynn Carter nel 1977 è stata usata come ufficio della First Lady.
Il giardino della Casa Bianca, comprensivo del Parco del Presidente, misura circa 7 ettari e mezzo.
Fino all'inizio del XX secolo, la Casa Bianca era aperta al pubblico, ed era abitudine dei Presidenti inaugurare il loro mandato o le feste nazionali con dei ricevimenti pubblici (tradizione brevemente ripresa da Clinton all'inizio del suo primo mandato) o ricevere i cittadini: Lincoln era solito lamentarsi per le continue richiesta di aiuto da parte dei disoccupati. Nel XX secolo l'accesso alla Casa Bianca venne gradualmente ristretto, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo tue possibili attentati aerei, nel 1974 e nel 1994, le misure di sicurezza vennero aumentate, e dopo le bombe di Oklahoma City nel 1995 Pennsylvania Avenue venne chiusa al traffico.
La seconda residenza del Presidente degli Usa è Camp David, nel Maryland, fatta costruire da Roosevelt nel 1942.

martedì 11 novembre 2008

La Palin non ci sta

Venerdì scorso Sarah Palin ha fatto ritorno nel suo ufficio di Anchorage, in Alaska, ed ha subito lanciato duri attacchi a quei consiglieri di McCain che nelle ultime settimane la hanno praticamente "scaricata" dandole le colpe della defaillance elettorale, e per farlo non ha usato mezzi termini.
"Queste critiche sono state crudeli, immature, non professionali. Questi tizi sono degli idioti".
Diversi assistenti di McCain, trincerandosi dietro l'anonimato, hanno rivelato ai media la loro irritazione verso la Palin, soprattutto per i 150.000 $ spesi dai Repubblicani per il guardaroba della Governatrice, ma anche per il modo in cui era caduta nello scherzo del comico canadese che l'aveva chiama spacciandosi per Sarkozy, e per le sue ambizioni elettorali che non sembravano fermarsi al 2008.
La scorsa settimana, infine, a poche ore dalle elezioni, Fox News riportava una dichiarazione di un assistente di McCain secondo cui la Palin "non sapeva che l'Africa è un continente e non un paese, e non sapeva quali paesi sono compresi nel trattato NAFTA".
La Palin si è difesa da quest'ultima accusa ma ha implicitamente riconosciuto che in essa c'era qualche fondamento "Ricordo di aver parlato del NAFTA con alcuni assistenti di McCain durante la preparazione al dibattito, perciò sarei curiosa di sapere se quest'accusa arriva proprio da loro. Credo che se si riferiscono a frasi sul NAFTA o sull'Africa che ho pronunciato durante la preparazione al dibattito, sono state prese fuori contesto. "
Sarah Palin ha avuto a che dire anche riguardo il trattamento che le hanno riservato i media "Per la maggior parte, i giornalisti e i reporter sono stati assolutamente corretti e obiettivi. Ma ci sono stati alcuni rimestatori, che hanno fatto di tutto per far marcire in un attimo un cesto di mele".

lunedì 10 novembre 2008

43 meets 44

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Obama è arrivato alla Casa Bianca per il primo incontro con George W. Bush per stabilire le tappe dei passaggi di potere.
Obama per la prima volta in assoluto metterà piede nello Studio Ovale

Da dove cominciare?

Nella prima conferenza stampa da Presidente eletto, Obama ha ribadito che la sua priorità sarà un piano di risanamento economico che rimetta in sesto il sistema paese e crei nuovi posti di lavoro. Ora però il neo-presidente e i suoi consiglieri stanno riflettendo su quale delle (dispendiose) promesse elettorali debba avere la precedenza e quale possa essere rimandata. In particolar modo, si parla di copertura sanitaria, misure per l'ambiente e per l'indipendenza energetica. Nel team c'è chi vorrebbe una strategia del "big bang", ovvero affrontare tutti questi temi in un unico momento per rivoluzionare il sistema, e c'è chi propende per un approccio più pragmatico, passo dopo passo.
Questo dibattito interno si sta facendo molto acceso man mano che ci si avvicina al momento delle decisioni "Tutti i Presidenti sono tentati dall'idea di fare tutto insieme" ha detto al New York Times un consigliere di Obama rimasto anonimo "d'altronde ci sono gli esempi di Roosevelt e Johnson, che suggeriscono che un Presidente straordinario può farcela. Perciò la domanda è: è troppo rischioso essere ambiziosi?".
Molte delle scelte di Obama sono condizionate dal piano di risanamento finanziario, di 700 miliardi, che porterà alle stelle il deficit "Il pover'uomo ha le mani legate dal disastro finanziario che abbiamo ora. Non so quali opzioni avrà, ma so che saranno molto limitate" ha detto John Tuck, ex consigliere di Ronald Reagan.

L'approccio aggressivo che si richiama a F.D. Roosevelt e a Lyndon Johnson vuole che il sistema sanitario, l'energia e l'educazione facciano parte del sistema economico e debbano quindi essere affrontate tutte insieme. Ma i Democratici stanno pensando anche a una strategia ibrida, che consisterebbe in un forte programma di rilancio economico che comprenda anche alcuni elementi chiave del programma di Obama, ma che ne lascerebbe fuori altri più importanti.
I leader del Congresso vorrebbero che già a gennaio la Casa Bianca mettesse in campo una versione aggiornata dello State Children's Health Insurance Program, su cui Bush aveva messo il veto, come primo passo per la copertura sanitaria universale promessa da Obama. Contemporaneamente, i Democratici approverebbero i tagli fiscali per il ceto medio, e Obama potrebbe aumentare gli investimenti sulle fonti energetiche alternative.
Il team di Obama è consapevole della necessità di mostrare subito in cosa consiste il cambiamento, e perciò nei primi giorni di amministrazione Obama potrebbe cancellare molte leggi volute da Bush, come le restrizioni sull'aborto terapeutico e i tagli di fondi alla ricerca sulle cellule staminali.
Il "transition team" sta studiando le mosse fatte dagli altri Presidenti nei primi mesi di mandato, e probabilmente l'esempio che seguiranno è quello di Reagan, che concentrò nei primi mesi tutti i provvedimenti economici. Il rischio è però che provvedimenti più complessi possano essere rimandati a un momento in cui l'approvazione diventa meno scontata: l'esempio ricorrente è quello del piano sanitario di Clinton, che fu rimandato all'infinito e poi sacrificato per far posto all'accordo sul NAFTA.

Fonte: New York Times, Washington Post

domenica 9 novembre 2008

Il discorso di Obama al Grant Park di Chicago

Ecco i video, sottotitolati in italiano, del discorso tenuto da Brack Obama la notte tra il 4 e il 5 novembre, dopo l'ufficializzazione della sua vittoria.
Grazie a chi ha uploadato i video e a Italian Subs Addicted per i sottotitoli