sabato 8 novembre 2008

Rahm Emanuel nuovo Chief of Staff

Barack Obama ha iniziato a comporre il puzzle della sua amministrazione. Il primo tassello, il più delicato, è il deputato dell'Illinois Rahm Emanuel a cui il neo-eletto Presidente ha affidato il ruolo di Capo dello Staff della Casa Bianca. Il Capo dello Staff è il funzionario di più alto rango tra quelli che compongono l'ufficio esecutivo del Presidente, ed è il braccio destro che cura tutti gli aspetti del lavoro del Presidente e che lo segue come un'ombra. Tra i vari compiti, ha quello di selezionare lo staff che lavorerà alla Casa Bianca, organizzare il lavoro esecutivo, gestire gli incontri del Presidente nello Studio Ovale, aggiornare il Presidente sui temi di cui dovrà occuparsi, consigliarlo sulle mosse da fare, negoziare con il Congresso e con gruppi politici e non politici. A causa dell'alto tasso di stress a cui è sottoposto il Capo dello Staff, il ruolo solitamente viene occupato dalla stessa persona per un periodo di tempo inferiore al mandato presidenziale (Clinton ebbe 5 Capi dello Staff in 8 anni).
Emanuel, 49 anni, è stato direttore della commissione finanziaria della campagna di Bill Clinton nel 1992 e fedele consigliere dell'ex Presidente durante il periodo alla Casa Bianca. Terminata questa esperienza, Emanuel è entrato a far parte del colosso finanziario Freddie Mac con un ruolo dirigenziale, nel periodo in cui Freddie Mac venne accusata di irregolarità nel bilancio.
Eletto alla Camera nel 2002, Emanuel è successivamente diventato presidente del DCCC, il comitato per la raccolta fondi del partito Democratico. Nel 2006 Emanuel annunciò il suo sostegno ad Hillary Clinton, ma dopo la candidatura di Obama ritirò l'appoggio alla ex First Lady.
Emanuel è di religione ebraica, e la sua nomina è stata accolta con particolare favore in Israele.

Per quanto riguarda i nomi che comporranno l'amministrazione, per ora ci si limita alle speculazioni. Per il ruolo di Segretario di Stato crescono di ora in ora le quotazioni di John Kerry, anche se Bill Richardson è ancora in corsa. Sicuramente avrà un ruolo Susan Rice, consigliera per la sicurezza nazionale durante la presidenza Clinton, che potrebbe diventare vicesegretario di Stato. Il nuovo portavoce dovrebbe essere Robert Gibbs, mentre si parla di un ruolo anche per le nuove generazioni di Kennedy: Caroline potrebbe diventare ambasciatrice all'ONU, mentre Robert Kennedy jr. potrebbe diventare Segretario all'Ambiente. Il Repubblicano Robert Gates dovrebbe rimanere alla Difesa.
A questi nomi, si aggiungono suggestioni dalla verosimiglianza pari a zero, come quelle che vorrebbero Bill Clinton Segretario di Stato e John McCain alla Difesa. E' difficile che Hillary entri nell'amministrazione, anche se è possibile che Obama le offra il posto di Segretario all'Educazione o alla Salute.

venerdì 7 novembre 2008

McCain's anatomy: i perchè di una sconfitta

da CNN.com
La corsa di John McCain alla Casa Bianca è stata un microcosmo della sua carriera politica e della sua vita, piena di esperienze terribili, ritorni sorprendenti e sul filo del rasoio.
L'ex pilota d'assalto, abbatttuto in Vietnam e preso come prigioniero, ha combattuto fino a martedì notte. Ha riguadagnato il rispetto del Senato dopo essere stato accusato di aver impropriamente aiutato il bancarottiere Charles Keating negli anni '80; è riuscito a tornare in buoni rapporti con la base Repubblicana dopo la sua sconfitta nelle primarie del 2000, e ha rivitalizzato la sua campagna dopo essere stato dato per spacciato fin dall'estate 2007 per mancanza di soldi e di appoggi.
Quello che sarebbe stato il suo più grande exploit - conquistare la Casa Bianca - si è rivelato troppo difficile. D'altrone una vittoria Repubblicana in quello che è stato definito sin dall'inizio un "anno Democratico" è sempre stata improbabile.
Chiunqu fosse stato il nominato del Gop, avrebbe dovuto combattere contro l'eredità di 8 anni di un Presidente Repubblicano diventato impopolare per la guerra in Iraq, i passi falsi come la gestione dell'uragano Katrina e per quella che da una congiuntura sfavorevole si è trasformata in una crisi economica mondiale.
Il Senatore dell'Arizona si è sempre comportato in modo ottimista, ed è cresciuto nei sondaggi per una convention impeccabile e per la scelta popolare della vice, Sarah Palin. Ma ha fatto anche degli errori, che assieme al disincanto per il suo partito, gli sono costati la sconfitta.

Punti di svolta
New Hampshire: a gennaio McCain ha avuto la prima svolta tra le nevi del New Hampshire, dove gli elettori lo hanno trasformato da un candidato destinato alla sconfitta in front-runner. Sbaragliò l'agguerrita pattuglia di candidati Repubblicani - tra cui Mitt Romney, ricco ex Governatore del vicino Massachusetts, e il vincitore dell'Iowa Mike Huckabee - provando a tutti ma soprattutto a se stesso di potercela fare.

Non Hillary: i Democratici non erano gli unici ad aspettarsi una rapida conclusione delle primarie - i Repubblicani si stavano organizzando da anni per combattere con la Senatrice di New York. Non solo questi piani sono andati in fumo, ma il Gop si è ritrovato di fronte un volto nuovo in grado di affascinare le folle. Le lunghissime primarie Democratiche, non solo hanno fatto conoscere Obama a tutto il paese, ma gli hanno consentito di sviluppare reti di sostenitori in tutti gli stati, anche quelli Repubblicani. E i sostenitori sono diventati finanziatori.

George W. Bush: McCain non è mai stato un grande amico del Presidente, ma non ha certo potuto rifiutare un endorsement alla Casa Bianca. La loro foto assieme ha dato il via a migliaia di attacchi . Anche se il Presidente in carica non si è mai visto in campagna elettorale, per i Democratici è stato un gioco da ragazzi ricordare che i due sono compagni di partito.

Parlare chiaro: uno dei punti di forza di McCain è sempre stato il suo rapporto con i media, derivato dall'apprezzamento per la sua abitudine a rispondere a tutte le domande. Ma quando gli è stato chiesto un parere su quanto detto dalla sua sostenitrice Carly Fiorina, e cioè che le assicurazioni sanitarie che rimborsavano l'uso del Viagra dovessero coprire anche il controllo delle nascite, non ha saputo cosa rispondere. Da allora i consiglieri hanno deciso di bandire le conferenze stampa, e McCain è stato costretto a tenere solo discorsi preparati, perdendo l'opportunità di stupire l'uditorio con i suoi interventi a braccio.

La vice: McCain ha scelto come vice la Governatrice dell'Alaska Sarah Palin, vista da alcuni consiglieri come l'unica opportunità di vincere. Per alcune settimane, è sembrata la mossa della svolta, perchè la Palin è salita alla ribalta nazionale portando il Gop in cima ai sondaggi. Ma le inchieste su di lei, le gaffe durante le interviste e i dubbi sulla sua preparazione hanno abbassato ben presto il gradimento della Palin. La stessa reputazione di McCain è stata messa a repentaglio, per quanto riguarda la sua capacità di giudizio. E il suo principale argomento contro Obama - la mancanza di esperienza - è virtualmente sparito dal dibattito.

Risposta alla crisi: chiedete ai Repubblicani quand'è che hanno capito che avrebbero perso, e tutti indicheranno la decisione di McCain di sospendere la campagna elettorale all'aggravarsi della crisi economica. Questo, e il fatto che McCain aveva malauguratamente detto mesi prima di non essere preparato in terreno economico. Ma la sua decisione di fermarsi davanti alla crisi è stata il colpo di grazia, e ha sollevato dubbi sulla sua capacità di leadership.

John McCain non è mai stato il favorito, ma non è neanche partito sconfitto. Alcune cose non dipendevano da lui, alcuni danni se li è procurati da solo. Forse - vista la sua storia personale e le circostanze - non avrebbe potuto prendere altre decisioni, ma queste decisioni gli sono costate la sconfitta.

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giovedì 6 novembre 2008

Chi ha vinto e chi ha perso

di Glenn Thrush (Politico)
I vincitori di queste elezioni sono fin troppo ovvi: Barack Obama, i Democratici, i sindacati, i liberal. Ma il verdetto finale non dipende dal risultato di una election night, ma dalle azioni che faranno i vincitori per rimediare ai mali della nazione.
Trovare gli sconfitti è più facile: i Repubblicani, i loro alleati e le loro idee.
E poi c'è Hillary Clinton, che come al solito ha bisogno di una categoria tutta sua. Non è una perdente, a dispetto della sconfitta nelle primarie, ma non è certo una vincitrice. E' "entrambi" o "nessuna delle due".
Altri non sono stati così fortunati:
Sconfitti
George W. Bush: non per infierire, ma la sua impopolarità ha rovinato John McCain e portato il Gop nella crisi peggiore dal 1964
Steve Schmidt: lo stratega di McCain ha combattuto per martellare Obama ogni giorno, e con gusto, ideando lo spot "Celebrity" che accosta Obama a Paris Hilton. Ma McCain non è mai stato a suo agio con questa strategia al testosterone, che ha alienato il consenso degli indipendenti, dei giovani e delle donne. E la base conservatrice non ha mai visto il senatore dell'Arizona come uno dei loro, neanche quando Schmidt ha convinto McCain a scegliere la Palin come vice. Schmidt è anche ersponsabile per aver allontanato McCain dai media, snaturandolo da quelle caratteristiche che lo avevano caratterizzato in precedenza.
Rudy Giuliani: Il sindaco d'America ha iniziato l'anno da front-runner del Gop, e l'ha finito come il caustico cane d'assalto Repubblicano quando la faziosità del Gop ha alienato i consensi di quegli indipendenti che inizialmente erano attratti da Giuliani. Si dice che voglia candidarsi a Governatore, ma la sua nuova fama nazionale e la sua attività di consulente d'affari potrebbero rappresentare un problema.
ACORN: l'imponente registrazione di nuovi elettori avrebbe potuto portare la ACORN sulla ribalta nazionale. Invece il mancato controllo sulle registrazioni ha provocato uno dei maggiori imbarazzi per Obama e i Demoocratici che una volta ammiravano l'impegno del gruppo in favore delle fasce più deboli.
Bill Kristol: l'ex consigliere della Casa Bianca diventato editorialista del New York Times è stato una delle voci più forti a favore dell'invasione dell'Iraq. Ed è stato tra i primi a suggerire che la Palin potesse essere la salvezza di McCain. Una mossa brillante. Per almeno due settimane.
Jams Dobson: capo del potente gruppo Focus on the Family, è stato importantissimo nel 2004 quando Bush e Karl Rove infiammavano i cuori dei conservatori parlando di cultura della guerra. La sua opposizione all'aborto e ai diritti dei gay ha continuato a fare proseliti, ma quest'anno non ha avuto nessun impatto sull'elettorato.
Joe Lieberman: forse lo sconfitto per eccellenza. Reid e gli altri senatori Democratici hanno tollerato il sostegno a McCain, ma non la partecipazione alla convention Repubblicana, dove Lieberman ha messo in discussione la capacità di Obama di essere presidente. Facile prevedere che la sua vita in Senato sarà molto più dura, d'ora in poi, anche se i Democratici non potranno vendicarsi in maniera troppo evidente.
Ronald Reagan: McCain lo ha invocato come suo idolo, e molti nel Gop hanno creduto in un ritorno al populismo reaganiano. Ma la crisi economica ha permesso ai Democratici di mettere in evidenza i punti deboli della filosofia fiscale di Reagan, come i tagli alle tasse e la deregulation selvaggia.

Vincitori
Ax Team: i detrattori li hanno definiti troppo morbidi e troppo vaghi, troppo ossessionati dai giovani elettori e dalle donazioni via Internet. Ma il gruppo di consiglieri di Obama, capeggiati dall'ex reporter David Axelrod ha creato un nuovo paradigma di campagna elettorale post-Rove. Invece di sfruttare temi specifici (come Rove) o suddividere gli elettori in target demografici (come Penn, sondaggista dei Clinton) hanno puntato ad entusiasmare gli elettori giovani ed istruiti. Le comunicazioni dirette da Robert Gibbs hanno combinato un team di risposta rapida in stile-Clinton e una avversione in stile-Bush alle distrazioni dal messaggio centrale.
Harry Reid e Nancy Pelosi: adesso hanno una grossa grassa maggioranza. Vediamo che ne faranno
Michelle Obama: ricordate quando i Democratici la definivano il punto debole del marito? O quando il Gop minacciava di diffondere video che le avrebbero distrutto la reputazione? Invece si è dimostrata un affascinante punto di forza.
Howard Dean: avrà pure buttato via le possibilità di candidarsi nel 2004, e sarà stato pure un mediocre presidente del partito, ma Obama ha vinto le primarie usando, più o meno, una versione rivisitata della strategia di Dean di 4 anni fa, cioè di correre in tutti e 50 gli stati.
Franklin Delano Roosevelt: è il nuovo Reagan.

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The day(s) after

Obama ha vinto con un margine di Grandi elettori simile a quello di Bill Clinton nel 1992, ma soprattutto ha conquistato un numero di voti inaudito: 12 milioni più di Bush e Gore nel 2000, quasi un milione più di Bush nel 2004, 8 milioni più di Reagan nel 1984, 5 milioni più di Clinton nel 1996. Obama non ha spaccato l'America a metà, anche se avrà comunque molti nemici, e può portare avanti il suo progetto di politica condivisa.
Questa grande corsa, e il suo esito, meritano alcune considerazioni sparse:

Il fattore Clinton: alla fine Hillary in un certo senso ha avuto ragione. Quando diceva che non ritirarsi dalle primarie era un modo per favorire Obama, era nel giusto: un suo ritiro anticipato avrebbe esasperato le divisioni, ma soprattutto il prolungarsi delle primarie ha consentito a Obama di farsi conoscere meglio. Immaginiamo se la Clinton si fosse ritirata a marzo: Obama non avrebbe potuto sviluppare la rete di sostenitori in North Carolina, Indiana, Pennsylvania, gli stati che gli hanno dato la vittoria. E va dato atto alla Clinton di essersi impegnata per l'elezione di Obama senza chiedere contropartite (a parte l'aiuto a saldare i debiti).

Il fattore Palin: quella che sembrava la mossa vincente di McCain ha sancito la sua sconfitta. Quanto e per quanto McCain rimpiangerà di aver chiamato al suo fianco la Governatrice dell'Alaska non è dato saperlo, ma è stata una scelta disastrosa sotto tutti i punti di vista, eccezion fatta per gli indici d'ascolto del Saturday Night Live e per la carriera di Tina Fey. McCain ha voluto fare di testa sua - una caratteristica di tutta la sua carriera politica, nel 2000 il New York Times titolò su di lui "Preferisce avere ragione piuttosto che vincere" - ma in questo caso non ha avuto ragione. Non possiamo saperlo per certo, ma avere come n°2 un politico esperto di economia come Mitt Romney nei giorni della crisi delle banche avrebbe potuto cambiare le sorti delle elezioni.

2012: Sarah Palin ha praticamente annunciato la sua candidatura alle primarie del 2012. I conservatori la appoggeranno nonostante tutto, ma è difficile che il resto del partito la segua. A meno che Obama non abbia fra quattro anni degli indici di gradimento così alti da scoraggiare ogni altro concorrente. In quel caso la Palin potrebbe diventare la versione femminile di Bob Dole.

Biden: queste elezioni non sono state fortunate per i vice. Biden ha latitato dal giorno della sua nomina a quello delle elezioni, ma almeno non ha fatto danni (a parte la gaffe sulla crisi internazionale che affronterà Obama). Per essere uno che si è adoperato sottobanco per sbaragliare i concorrenti alla carica, ci si aspettava di più, ma forse è stato meglio così visto che la ragione principale della sua nomina era trovare qualcuno che non nuocesse a Obama. Difficile a questo punto capire che ruolo avrà nell'amministrazione.

Negativi: gli ultimi giorni di campagna hanno visto un record di attacchi negativi, ma se facciamo il paragone con l'era Bush, è stato tutto rose e fiori. Obama è stato fortunato a trovarsi di fronte una persona come John McCain, che ha evitato ogni attacco personale (anche se non ha impedito che altri lo facessero). Se si fosse trovato di fronte, ad esempio, un Rudy Giuliani, avremmo assisito a una gara di veleni. Non vuol dire che Obama non avrebbe vinto, ma sarebbe stato diverso. D'altronde anche McCain deve essere grato a Obama: se si fosse trovato di fronte la Clinton sarebbe stato coinvolto in un clima avvelenato da cui non sarebbe comunque uscito bene.

Sondaggi: accusati di essere inaccurati e inattendibili, i sondaggi di quest'anno si sono rivelati i migliori dell'ultimo decennio. Non solo non c'è stato l'effetto Bradley, ma la tendenza dei sondaggisti a sottostimare Obama per non incorrere in errori dovuti al pregiudizio ha portato alcune sorprese, come la vittoria del Democratico in Indiana e quella (probabile) in North Carolina, stati in cui McCain era dato leggermente in vantaggio, e il trionfo in Ohio, che i sondaggi davano in bilico. E' stata anche la sconfitta di chi sosteneva che in America esistesse un razzismo strisciante tale da capovolgere l'esito delle elezioni. Il razzismo c'è ancora, ovviamente, ma non ha trovato spazio in queste elezioni.

Red states: l'impatto di Obama negli stati tradizionalmente Repubblicani è stato superiore alle attese. In Virginia e in Indiana i Democratici non vincevano dai tempi di Johnson, nel 1964, in North Carolina dai tempi di Carter nel 1976. Per poco non vinceva anche in Missouri, ma ha sfatato la fama di "ago della bilancia" di quello stato, che tradizionalmente viene conquistato dal Presidente eletto. In molti di questi stati, i conservatori hanno preferito votare Bob Barr, facendo vincere Obama. In Indiana, Barr ha ottenuto 29.000 voti, mentre il distacco di Obama su McCain è stato di 23.000. Discorso simile in North Carolina.

E ora? Obama è atteso dalla formazione della sua squadra di governo, attesa entro il giorno del Ringraziamento. McCain tornerà in Senato e con tutta probabilità rappresenterà il principale punto di riferimento per il dialogo tra le parti, a meno che il Gop non decida di emarginarlo come nel 2000.

mercoledì 5 novembre 2008

Obama 349, McCain 174



Il risultato finale delle presidenziali non è ancora disponibile, tre stati in bilico stanno proseguendo i conteggi e il margine è estremamente risicato: si tratta di North Carolina, Indiana e Missouri. Nei primi due è in vantaggio Obama per circa 20.000 voti, in Missouri è avanti McCain per 5.000 voti.

Update: il Missouri è ufficialmente assegnato a McCain, l'Indiana a Obama. Resta ancora in bilico la North Carolina.
A livello di voto popolare, Obama ha ottenuto 61.871.298 voti, McCain 54.982.200. Obama è il primo Presidente Democratico dai tempi di Carter a vincere con più del 50% del voto popolare: Clinton non ci era mai riuscito.

Anche per quanto riguarda il Congresso, per i Democratici è stato un trionfo. Al Senato il partito di Obama ha guadagnato 5 seggi, mentre altri 4 devono ancora essere assegnati. Ora i Democratici hanno 56 seggi, più della maggioranza necessaria, e se arrivassero a 60 i Repubblicani non avrebbero nemmeno la possibilità di fare ostruzionismo. Tra i seggi illustri che il Gop ha perso, spicca quello di Elizabeth Dole, moglie di Bob Dole, che ha perso malamente il suo seggio della North Carolina.
Alla Camera, i Democratici hano guadagnato 18 seggi portandosi a 252 contro i 172 dei Repubblicani.

Ecco alcuni passi del discorso di Obama davanti a centinaia di migliaia di persone raccoltesi a Chicago:
"Questa vittoria non è il cambiamento ma la possibilità del cambiamento e se c'è ancora qualcuno che dubita che l'America sia un posto dove ogni cosa è possibile, dove si può realizzare il sogno dei nostri padri e dimostrare il potere della democrazia, questa notte la risposta è arrivata. L'hanno data le donne e gli uomini che sono stati in coda per ore per poter votare. Ora il cambiamento è arrivato. Non ci sono Stati blu e Stati rossi, ci sono gli Stati Uniti d'America"
Obama è stato poi raggiunto sul palco dalla famiglia e da Joe Biden, e ha detto alle figlie Sasha e Malia che rispetterà la promessa fatta all'inizio dell'anno e regalerà loro un cucciolo.

Yes He Can

La tv ancora non può dirvelo, il blog sì:
BARACK OBAMA E' IL 44° PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI
http://markhalperin.files.wordpress.com/2008/10/obamawhitehouse.jpg

ELECTION NIGHT

Ore 6 pm ET (24 ora italiana) Chiusi i seggi nelle contee dell'Indiana con orario della zona Est, e nella zona orientale del Kentucky

Ore 7 ET (1 ora italiana: Chiusi i seggi in Florida (gran parte dello stato) Georgia, Indiana (regioni occidentali), Kentucky (parte occidentale) Sud Carolina, Vermont, Virginia.

I risultati: Kentucky (8 voti elettorali) a McCain. Vermont (3 voti elettorali) a Obama.

Ore 1.23 La CBS dà Obama in testa, nonostante lo spoglio dia in vantaggio McCain. Nello spoglio in Indiana, Obama leggermente in vantaggio.

Ore 7.30 ET (1.30) Chiusi i seggi in North Carolina, Ohio, West Virginia
Nel computo del voto popolare, Obama è al 52%.

Iniziato lo spoglio in Florida, Obama in vantaggio

McCain passa in vantaggio in Indiana, Obama è in vantaggio in North Carolina

Assegnata la South Carolina a McCain: Obama 3-McCain 16

Ore 8 ET (2.00) Chiusi i seggi in Alabama, Connecticut, Delaware, Distretto di Columbia, Florida (parte occidentale) Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan (gran parte dello stato) Mississippi, Missouri, New Hampshire, New Jersey, Oklahoma, Pennsylvania, South Dakota (regione orientale) Tennessee, Texas (gran parte dello stato)

Assegnati a Obama: Masschusetts, Maine, Connecticut, Delaware, DC, New Jersey, Maryland, Illinois.
Assegnati a McCain: Tennessee, Oklahoma

Obama 77, McCain 34

La maggior parte delle emittenti, basandosi sugli exit poll, assegna la Pennsylvania a Obama.

Ore 8.30 ET (2.30) Chiusi i seggi in Arkansas
New Hampshire assegnato ufficialmente a Obama, l'Alabama a McCain
Obama 81 - McCain 43
Obama in vantaggio in Ohio

Anche la CNN assegna la Pennsylvania a Obama
Obama 102 - McCain 34. Nel voto popolare, McCain ha praticamente raggiunto Obama

Ore 9 ET (3.00) Chiudono i seggi in Arizona, Colorado, Kansas, Louisiana, Michigan (piccola area della Upper Peninsula) Minnesota, Nebraska, New Mexico, New York, Rhode Island South Dakota (regione occidentale), Texas (area di El Paso), Wisconsin, Wyoming

La CNN assegna il Michigan a Obama nonostante McCain sia in vantaggio nello spoglio

Nuove proiezioni della CNN Obama 174 - McCain 49

Obama in vantaggio in Colorado, in Virginia è pareggio!
La Fox dà Obama vincente in Ohio
Anche la Abc dà l'Ohio ad Obama. Sarebbe lo stato decisivo
Anche la CBS dà l'Ohio a Obama.

Ore 10 ET (4.00) Chiusi i seggi in Idaho (regione meridionale) Iowa, Montana, Nevada, North Dakota (regione orientale), Oregon (regione orientale), Utah

New Mexico assegnato a Obama
Iowa assegnato a Obama

martedì 4 novembre 2008

ELECTION DAY

Orario di chiusura dei seggi stato per stato


L'ora è uniformata sull'orario della costa Est (6 ore di differenza dall'Italia), l'ora italiana di chiusura dei primi seggi è mezzanotte (in parte dell'Indiana), poi a partire dall'1 di notte fino alle 6, a cascata.

Aggiornamenti:
altissima affluenza, stimata attorno ai 130 milioni di elettori (di cui 100 solo oggi), file ovunque, isolati problemi in qualche seggio con le "voting machine" a causa di malfunzionamenti o dell'inesperienza degli elettori (molti al primo voto). Molto probabilmente alcuni seggi dovranno rimanere aperti fin dopo l'orario stabilito per permettere a tutti di votare.

Un altro segno scaramantico negativo per McCain, dopo la vittoria di Obama nelle mock election nelle scuole superiori. I Washington Redskins, i cui match pre-elettorali hanno una lunga storia di predizione del risultato elettorale, hanno perso. In 16 delle 17 ultime elezioni, il partito del presidente in carica ha mantenuto la Casa Bianca quando i Redskins hanno vinto il match preelettorale. Quando i Redskins hanno perso, il partito all'opposizione ha vinto. Ieri i Redskins hanno perso per 23 a 6 contro i Pittsburgh Steelers.

Sarah Palin è stata scagionata da ogni accusa giudiziaria riguardo il caso di abuso di potere in Alaska.

Le file in alcuni seggi della Virginia, in Michigan e in Missouri hanno raggiunto le 5 ore di attesa. Supporter di Obama hanno ricevuto sms ingannevoli che li invitavano a non recarsi a votare perchè le votazioni sarebbero proseguite anche mercoledì.

A stanotte per i risultati

La grande corsa

di David S. Broder (decano dei giornalisti politici, vincitore del premio Pulitzer nel 1973)

Ricordo il momento preciso in cui ho capito che questa campagna presidenziale sarebbe stata la migliore che avessi mai visto. Era un sabato pomeriggio, l'8 dicembre 2007. Ero nel centro congressi di Des Moins, in Iowa, e vidi un ininterrotto flusso di uomini, donne e bambini intabarrati in cappotti pesati per difendersi dal freddo, ed erano tutti festosi, come se fossero in fila per andare a vedere una partita. Ma l'occasione non era una partita, ma un comizio politico.
Il senatore Barack Obama aveva portato con sè da Chicago Oprah Winfrey, per il primo dei suoi endorsement pubblici. La regina dei talk show, nervosa per il suo esordio politico, disse "Sono qui per dirvi, Iowa, che lui è quello giusto. Barack Obama".
A poco meno di un anno dall'Election Day, 18.000 persone avevano rinunciato allo shopping del sabato pomeriggio per assistere (in piedi, perchè non c'erano sedie) e ascoltare un'ora di comizio. Nelle otto campagne presidenziali di cui mi sono occupato da giornalista, in più di quattro decenni, non avevo mai visto una cosa simile. In effetti, non avevo mai visto elettori così eccitati dai tempi della mia prima campagna come reporter, quella del 1960 tra Kennedy e Nixon.
Quell'anno, il Washington Star mi mandò in West Virginia ad occuparmi delle primarie tra Kennedy e Hubert Humphrey. Lo stato sembrava fatto su misura per Humphrey, ma io trovai vasti gruppi di giovani kennedyani, guidati da Ted Kennedy, girare per le contee facendo campagna porta a porta. A dispetto di tutto, scrissi che Kennedy poteva vincere quella contea, e così fu.

Prima ancora di quell'8 dicembre, nel Giorno del Ringraziamento, ero in New Hampshire per seguire un dibattito Repubblicano. Il giorno dopo mi incontrai con Mike Dennehy, l'assistente preferito di John McCain. Dennehy è al fianco di McCain dalla sfortunata campagna del 2000, ed era uno dei pochi rimasti nello staff dopo la lunga serie di licenziamenti dell'estate 2007, quando McCain era senza fondi e senza speranze di vittoria. Dennehy mi disse che in New Hampshire stava succedendo qualcosa, che gli spettatori ai comizi di McCain aumentavano a vista d'occhio, da poche decine a qualche migliaia.
Nonostante tutti annunciassero la fine delle speranze di McCain, scrissi che "Se il partito Repubblicano vuole davvero restare alla Casa Bianca nel 2009, è chiaro che deve ingoiare il rospo e scegliere John McCain come candidato alla presidenza e Mike Huckabee come vice". (Huckabee avrebbe poi vinto i caucus in Iowa).
a gennaio, era ancora difficile pensare che Obama e McCain avrebbero vinto le primarie. Obama doveva affrontare il colosso Hillary Clinton, mentre McCain scontava l'inimicizia dell'ala destra del partito, ancora irritata per gli attacchi del 2000 contro i predicatori conservatori che appoggiavano Bush.

Ma gli elettori, Dio li benedica, hanno ignorato queste avversità, e sono stati determinati a mettere il paese su una strada diversa da quella tracciata da George Bush. E' stato l'emergere di questi due impossibili ma impressionanti candidati a rendere speciale queste elezioni, con la cavalcata di John McCain e il duello tra Obama e la Clinton.
Anche le convention sono state altrettanto emozionanti. A Denver, i Democratici hanno celebrato la nomination di Obama in uno stadio da football. A St. Paul, i Repubblicani hanno applaudito la scelta a sorpresa di McCain, Sarah Palin come vice. Questo mi ha riportato al 1984, quando Walter Mondale fece di Geraldine Ferraro la prima donna in un ticket presidenziale. In entrambi i casi, l'entusiasmo è stato intenso ma breve. Nessuna delle due donne è riuscita a presentarsi come una credibile spalla presidenziale.

Questa è stata una delle delusioni della campagna. Come quando Obama ha rifiutato l'invito di McCain a tenere degli incontri cittadini congiunti. I dibattiti tradizionali sono quasi inutili, con pochi momenti significativi.
Due cose hanno reso indimenticabili queste settimane finali. La prima è l'enorme quantità di spot televisivi, soprattutto da parte Democratica, dove Obama ha potuto sfruttare l'incredibile somma raccolta in contributi privati, surclassando McCain.
La seconda è la continua tensione riguardante i potenziali problemi dovuti al fattore razziale. Già nelle primarie, Obama ha affrontato il problema nato a seguito delle dichiarazioni del Reverendo Jeremiah Wright, tenendo il discorso sul razzismo più commovente dalla morte di Martin Luther King.

Per decenni, ho detto che le elezioni del 1960 erano le migliori che avessi mai visto. Ma in quel caso, l'emozione riguardò solo i mesi finali. Questa volta le emozioni hanno attraversato l'intero anno. con momenti di genuino divertimento grazie a Huckabee, delle conversazioni infinite di McCain e Biden, e dalla rara eloquenza di Obama e dei Clinton. Il paese affronta una scelta tra due uomini che promettono una nazione con più principi e meno divisioni. E intanto, che spettacolo che è stato. La migliore campagna di cui mi sia mai occupato.

© Copyright 1996-2008 The Washington Post Company

lunedì 3 novembre 2008

Finale di partita: 3 novembre

Post in aggiornamento
Calendario della giornata:
Obama attraverserà Florida, North Carolina e Virginia
McCain visiterà sette diverse città in altrettanti stati: Florida, Tennessee, Pennsylvania, Indiana, New Mexico, Nevada e Arizona
Biden visiterà il Missouri, l'Ohio e la Pennsylvania.
Sarah Palin sarà in Ohio, Missouri, Iowa, Colorado e Nevada

I sondaggi del giorno:
Nazionali: Obama 51, McCain 43 (NBC/ WSJournal)
Obama 51, MCain 44 (Zogby)
Obama 55, McCain 44 (Gallup)
Obama 54, McCain 43 (ABC/Washington Post)
Obama 52, McCain 46 (Rasmussen)
Obama 50, McCain 45 (Diageo Hotline)
Obama 50, McCain 44 (Battleground GWU)
Obama 53, McCain 44 (Marist)

Colorado: Obama 52, McCain 47 (Fox/Rasmussen)
Florida: Obama 50, McCain 48 (PPP), Obama 48, McCain 46 (Zogby), Obama 47, McCain 45 (Quinnipiac) , McCain 50, Obama 49 (Fox/Rasmussen), Obama 49, McCain 47 (Strategic Vision)
Indiana: McCain 49, Obama 44 (Zogby), Obama 49, McCain 48 (PPP)
Minnesota: Obama 49, McCain 46 (SurveyUsa)
Missouri: Obama 47, McCain 46 (Zogby)
Montana: Obama 48, McCain 47 (PPP)
Nevada: Obama 51, McCain 43 (Zogby)
North Carolina: McCain 49, Obama 48 (Zogby), Obama 50, McCain 49 (Zogby)
Ohio: Obama 50, McCain 48 (PPP), Obama 50, McCain 44 (Zogby), Obama 50, McCain 43 (Quinnipiac), Obama 52, McCain 46 (Ohio Polls)
Pennsylvania: Obama 53, McCain 45 (PPP), Obama 54, McCain 40 (Zogby), Obama 52, McCain 46 (Morning Call), Obama 52, McCain 42 (Quinnipiac)
Virginia: Obama 51, McCain 45 (Zogby)

Succede oggi
Nuovi nomi per una possibile amministrazione Obama: il deputato Rahm Emanuel e Tom Daschle sono i favoriti per il ruolo di Capo dello Staff. Per il ruolo di Segretario di Stato, oltre al Repubblicano Lugar crescono le chance di Bob Richardson. Per il resto dell'amministrazione, Obama vorrebbe fare ampio affidamento sui Governatori: Janet Napolitano sarebbe Procuratore Generale, Ed Rendell Segretario all'Energia o ai Trasporti, Kathleen Sebelius Segretario all'Educazione, al Commercio o alla Salute. Il Portavoce della Casa Bianca sarebbe Robert Gibbs.
Per quanto riguarda McCain, il Procuratore Generale sarebbe Rudolph Giuliani, il Segretario di Stato Joe Lieberman o il Presidente della World Bank Robert Zoellick.

Madelyn Dunham, la nonna di Obama, è morta all'età di 86 anni.

Gli "altri" candidati

Oltre ai ticket Obama-Biden e McCain-Palin, gli elettori americani domani troveranno sulla scheda molti altri nomi di candidati appartenenti a partiti e movimenti minori. Nessuno di loro ovviamente diventerà presidente, e tra questi, solo Ralph Nader e Bob Barr hanno qualche possibilità di superare l'1 o forse il 2%, ma la loro presenza può essere decisiva negli stati in cui il margine tra Obama e McCain è minimo.

Indipendente
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Ralph Nader: 74 anni, avvocato e attivista delle associazioni dei consumatori, è alla sua quarta candidatura consecutiva alla presidenza (le prime due con i Verdi), e nel 2000 il suo exploit con quasi 3 milioni di voti costò con molta probabilità la vittoria ad Al Gore. Nel 2004 però i suoi consensi sono scesi allo 0,38% del voto popolare. Il suo vice è l'attivista californiano Matt Gonzalez. I sondaggi lo danno tra il 2 e il 3%

Libertarian Party
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Bob Barr: 60 anni il 5 novembre, ex rappresentante dell'ala conservatrice del partito Repubblicano, Barr è ricordato dagli elettori di destra per il suo ruolo di primo piano nel tentativo (poi fallito) di impeachment contro Bill Clinton durante lo scandalo Lewinsky. Successivamente Barr venne accusato dall'ex moglie di aver acconsensito che lei abortisse, e di aver utilizzato i suoi privilegi di deputato per ottenere un rapido divorzio. Oppositore dell'Amministrazione Bush, Barr è uscito dal Gop nel 2004. Il suo vice è l'imprenditore e scrittore Wayne Root, ex compagno di studi di Obama alla Columbia.

Constitution Party
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Charles "Chuk" Baldwin: 56 anni, pastore battista in Florida, ex candidato alla vicepresidenza per il Constitution Party nel 2004. Conduttore del programma radiofonico "Chuck Baldwin Live", è uscito dal partito Repubblicano nel 2000 in polemica con Bush. Il suo running mate è l'avvocato e attivista Darrell Castle. Baldwin ha ricevuto l'endorsement di Ron Paul.

Green Party
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Cynthia McKinney: 53 anni, ex deputata per i Democratici, è la prima afroamericana ad essere stata eletta alla Camera per la Georgia. Dopo essere stata sconfitta per due volte nelle primarie per la rielezione alla Camera, ha lasciato il partito per entrare nei Verdi. La sua vice è l'attivista Rosa Clemente.

America's Independent Party
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Alan Keyes: 58 anni, diplomatico, ex console in India, Ambasciatore degli Usa alle Nazioni Unite fino al 1985 e poi assistente del Segretario di Stato durante l'amministrazione Reagan, Keyes ha tentato per tre volte di correre per la nomination Repubblicana, poi quest'anno ha lasciato il Gop e ha cercato di ottenere la nomination del Constitution Party. Fallita anche questa corsa, ha fondato l'America's Independent Party. Il suo vice è l'imprenditore e attivista pro-life Brian Rohrbough.

Party for Socialism and Liberation
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Gloria La Riva: 54 anni, di origine cubana, La Riva è un'attivista pro-Cuba. Il suo vice è Eugene Puryear, studente universitario di 22 anni, e quindi non eleggibile alla carica.

Socialist Party USA
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Brian Moore: 65 anni, ex membro del partito Democratico, nel 2006 provò a dar vita a una campagna per l'impeachment di Bush e Cheney. Il suo vice è Stewart Alexander.

Prohibition Party
Gene Amondson, artista, ministro di culto e attivista, con Leroy Pletten

Socialist Workers Party
Roger Calero, giornalista di origini nicaraguensi, con Alyson Kennedy

Boston Tea Party
Charles Jay e Thomas L. Knapp

Objectivist Party
Tom Stevens e Alden Link

Reform Party
Ted Weill e Frank McEnulty

domenica 2 novembre 2008

Finale di partita: 2 novembre

Post in aggiornamento
Calendario del 2 novembre:

Obama passerà l'intera giornata in Ohio, prima a Columbus e poi a Cleveland.
McCain parteciperà ad un evento a Scranton, in Pennsylvania, per poi spostarsi a St. Peterborough in New Hampshire e trasferirsi a Miami in serata.
Biden passerà buona parte della giornata in Florida, a Talahassee, Gainesville e Daytona Beach, per poi raggiungere Cincinnati in Ohio.
Sarah Palin passerà l'intera giornata in Ohio, a Canton, Marietta, Franklyn County e Batavia.

I sondaggi di oggi:
Nazionali: Obama 50, McCain 44 (Zogby)
Obama 53, McCain 46 (CNN - ORC)
Obama 51, McCain 46 (Rasmussen)
Obama 50, McCain45 (Diageo/Hotline)
Obama 51, McCain 43 (Gallup, votanti tradizionali) Obama 52, McCain 43 (Gallup, votanti probabili)

Maine: Obama 56, McCain 43 (Rasmussen)
Virginia: Obama 47, McCain 44 (Mason Dixon)
Obama 50, McCain 46 (SurveyUsa)
Minnesota: Obama 53, McCain 42 (Star Tribune)
Pennsylvania: Obama 52, McCain 45 (Morning Call)
Obama 51, McCain 44 (SurveyUsa)
Colorado: Obama Obama 49, McCain 44 (Denver Post/Mason Dixon)
Iowa: Obama 54, McCain 37 (Des Moins register)
Nevada: Obama 47, McCain 43 (LVRJ/ Mason Dixon)
Kentucky: McCain 51, Obama 42 (Mason Dixon)
McCain 56, Obama 40 (SurveyUsa)
Utah: McCain 57, Obama 32 (Deseret News)
Ohio: Obama 52, McCain 46 (Columbus Dispatch)
McCain 47, Obama 45 (Mason Dixon)
Illinois: Obama 60, McCain 38 (Rasmussen)
North Carolina: McCain 49, Obama 46
Missouri: McCain 47, Obama 46
Michigan: Obama 53, McCain 37 (Detroit Free Press)

Succede oggi:
McCain ha partecipato alla puntata di ieri sera del Saturday Night Live, scherzando con Tina Fey nei panni di Sarah Palin e ironizzando sulle ristrettezze economiche della sua campagna.

Sarah Palin (quella vera) è stata vittima di uno scherzo telefonico ad opera di un comico canadese, che l'ha chiamata spacciandosi per il presidente francese Sarkozy, e parlando con un accento smaccatamente fasullo. La Palin c'è cascata e ha accettato l'invito del finto Sarkozy a partecipare a una battuta di caccia. Il comico, prima di rivelare lo scherzo, si è anche raccomandato con la Palin di non portare a caccia il vicepresidente Cheney.

Obama ha lanciato una nuova serie di spot che parlano dell'endorsement del vicepresidente Cheney a McCain.

Zogby, che aveva rilevato venerdì per la prima volta il sorpasso di McCain su Obama, rivede il trend assegnando di nuovo il vantaggio al Democratico

Obama ha vinto le elezioni...nelle scuole

E' tradizione nelle scuole superiori americane di far svolgere delle simulazioni delle elezioni presidenziali. Si tratta di una prassi in voga sin dal dopoguerra, e mirata a spingere i ragazzi a votare e ad iscriversi nelle liste elettorali non appena raggiunta la maggiore età (in realtà, solitamente sono tanto entusiasti da giovani quanto restii da adulti).
Queste "mock election" vengono prese sul serio, tanto che ogni scuola comunica i risultati, su cui poi viene fatta una media. Quest'anno Obama avrebbe vinto con circa il 55% dei voti, e oltre 10 punti di vantaggio su McCain (i risultati sono ovviamente poco accurati),
Non è certo una novità che Obama abbia un enorme seguito tra i giovani, ed non c'è quindi da meravigliarsi del risultato.
Obama può però affidarsi alla scaramanzia, perchè negli ultimi 60 anni solo due volte le "mock election" hanno avuto risultati diversi da quelli delle vere elezioni: nel 1948 gli studenti votarono per Thomas Dewey (ma quella fu una delle elezioni più incerte della storia, tanto che il Chicago Tribune andò in stampa il giorno dopo il voto annunciando la vittoria di Dewey) e nel 1960 preferirono Nixon a Kennedy (ma votarono prima dei dibattiti televisivi che diedero la spinta decisiva a JFK).
Nelle due precedenti elezioni, i giovani hanno a sorpresa preferito George Bush, contraddicendo così buona parte dei sondaggi, soprattutto nel 2000. Il motivo, secondo gli analisti, è che i ragazzi votano seguendo quanto sentono dire dai propri genitori.