sabato 8 marzo 2008

Verso il voto: i caucus democratici in Wyoming

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Lo stato del Wyoming, con capitale Cheyenne, è il decimo stato più grande degli USA, ma è quello con il più basso numero di abitanti, solo 506.529, con una densità di appena 2,01 abitanti per kmq (solo l'Alaska ha una densità minore, ma ha più abitanti).
Il motivo di questo fenomeno va ricercato nella conformazione dello stato, che grazie alla presenza delle Montagne Rocciose si presenta come un grande altopiano intervallato da catene montuose che formano molte zone praticamente inabitabili. Nel Wyoming scorrono anche diversi fiumi tra cui lo Yellowstone.
All'arrivo degli europei, il Wyoming era popolato da tribù di indiani tra cui i Sioux, , i Crow, gli Arapaho e gli Shoshoni. Vista la natura del territorio, lo stato fu uno degli ultimi ad essere esplorati e colonizzati, e infatti la prima descrizione della regione proviene dall'esploratore John Colter e risale al 1807. I resoconti di Colter vennero ritenuti troppo fantasiosi, e solo nel 1827 l'esploratore Jim Bridger scoprì un passaggio fra le Montagne Rocciose, quello che poi sarebbe diventato un percorso ferroviario.
Solo dopo il 1867, quando cominciarono i collegamenti ferroviari, lo stato inizioò a popolarsi, pur non avendo mai goduto del boom degli stati confinanti negli anni della corsa all'oro. Il Wyoming fu il 44° stato ad entrare nell'Unione, nel 1890.
Il Wyoming è uno degli stati più conservatori degli USA: dal 1964 nessun Presidente Democratico è mai stato votato e tutte le contee sono a maggioranza repubblicana. Tuttavia l'attuale Governatore è un Democratico e gode il più alto livello di gradimento tra tutti i governatori USA.
L'economia si basa sull'allevamento, con grande presenza di ranch vicino alle catene montuose. La popolazione è formata per il 96% da bianchi e per il 3% da nativi americani.

I Repubblicani hanno tenuto i caucus il 5 gennaio, ma lo stato si è visto dimezzare il numero di delegati come penalità per aver tenuto le primarie fuori dal periodo di tempo stabilito dal RNC.

Per i Democratici, il Wyoming mette in palio 18 delegati, di cui 12 elettivi e 6 superdelegati con il sistema del caucus chiuso. L'8 marzo vengono selezionati 7 delegati elettivi con i caucus nell'unico distretto elettorale, con sistema proporzionale e soglia di sbarramento al 15%. Alla convention del 24 maggio vengono selezionati gli altri 5 delegati elettivi, assegnati sempre sulla base dei voti ricevuti dai candidati, e vengono nominati i 6 superdelegati, 2 dei quali hanno già assicurato il sostegno a Obama.
Non ci sono sondaggi sul Wyoming, ma come buona parte degli stati a prevalenza Repubblicana Obama dovrebbe essere il favorito. Tra i Democratici dello stato c'è molto entusiasmo perchè è dal 1960 che il voto qui non era così rilevante.
Quell'anno i 15 voti del Wyoming andarono tutti a John F. Kennedy dandogli una spinta decisiva verso la nomination.
Per la prima volta da allora la presenza dei candidati Democratici per fare campagna elettorale è stata massiccia, e di conseguenza il numero di iscritti alle liste dei votanti è cresciuto esponenzialmente dall'inizio dell'anno fino ad arrivare alla cifra record di 59.000.
La Clinton gode di una grande impopolarità tra i Repubblicani e gli indipendenti, tanto che il presidente del DNC del Wyoming, John Millin, ha detto "Molti conservatori Repubblicani a novembre potrebbero non votare per John McCain, ma verrebbero a votare contro Hillary Clinton". La ex segretario di Stato del Wyoming Kathy Karpan ha invece sostenuto che la Clinton sarebbe in vantaggio.
Il Governatore Democratico Dave Freudenthal ha invece detto di non gradire nessuno dei candidati Democratici e Repubblicani perchè non hanno parlato a sufficienza dei problemi degli stati dell'Ovest, e ha fatto sapere che potrebbe astenersi da superdelegato alla convention di Denver.

Obama rischia se comincia ad attaccare

di Mark Halperin (Time)

Negli ultimi giorni, Obama e il suo staff non hanno fatto mistero della loro intenzione di attaccare la Clinton su ogni genere di argomento. Hanno ad esempio chiesto che la Clinton presenti la sua dichiarazione dei redditi prima della data prevista del 15 aprile. Obama sta anche tentando di mettere sotto una luce negativa la storia personale della sua rivale.

E' comprensibile il motivo per cui il team di Obama voglia passare ad una strategia negativa, anche se questa tattica è in conflitto con l'intenzione del senatore di condurre una campagna elettorale di tipo diverso. I recenti attacchi della Clinton sui passi falsi di Obama e sulla sua inesperienza professionale sembrano averla aiutata a vincere le primarie in Ohio e Texas. Queste vittorie hanno momentaneamente appannato il successo di Obama, tra lo sconforto dei suoi sostenitori che si erano ormai abituati al successo.
Il Team Obama vuole reagire prontamente e con forza: i suoi consiglieri sono sostenitori della legge del taglione. Inoltre Obama ha dimostrato di essere molto seccato dal comportamento di Hillary.
Dopo la prima vera sconfitta da gennaio (dalla vittoria imprevista della Clinton in New Hampshire) Obama ha compreso che la stampa ha deciso di trattarlo con durezza - più della Clinton. Questo potrebbe portare un serio cambiamento nella strategia e nel tono, anche se in passato in molti hanno applaudito Obama per la sua decisione di non scendere di livello. Tuttavia la sua campagna ha già prodotto diverso materiale negativo sulla Clinton (spot, telefonate, lettere) senza remore.
Ma adesso sembra che gli attacchi, anche da parte del candidato stesso, diventeranno parte centrale del suo messaggio elettorale.

Ecco perchè questo è politicamente pericoloso:
1. Mette a repentaglio il suo principale messaggio di cambiamento, speranza e ispirazione.
2. Sarebbe in conflitto con il suo rifiuto della "vecchia" politica della negatività e della polarizzazione, un messaggio che gli ha procurato molti consensi.
3. Potrebbe non essere adatto a lanciare attacchi negativi.
4. Quando ti getti nel fango, ti sporchi.
5. In precedenza, Obama ha assicurato che avrebbe licenziato chiunque nel suo staff si fosse lanciato in attacchi personali, cosa che oggi i suoi consiglieri fanno apertamente.
6. Come John Kerry ha avuto modo di scoprire nel 2004 contro George Bush, le informazioni negative sui candidati meno noti hanno un impatto maggiore sugli elettori - poichè rappresentano una percentuale più alta delle informazioni totali su quel candidato - mentre i candidati più noti, come la Clinton, hanno già un'immagine ben definita.
7. Potrebbe autorizzare la Clinton ad attaccare ancora più duramente, sia sulla sicurezza nazionale che sul personale (e la Clinton machine è pronta e spregiudicata)
8. La Clinton di solito ha successo quando viene percepita come vittima dell'arroganza maschile.
9. Attaccare la Clinton mentre lui è particolarmente vulnerabile su caso Rezko e altre faccende, porterebbe Obama a dover affrontare un giudizio negativo.
10. Potrebbe sembrare disperato - e già la scorsa settimana è parso piuttosto sprovveduto e ingenuo: se passasse anche per tagliagole avrebbe un problema molto più grosso di quello che tenta di risolvere cambiando strategia.

venerdì 7 marzo 2008

La fortuna di John McCain

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di Michael Scherer (Time)


Nonostante la sua superstizione, John McCain ama definirsi come "l'uomo più fortunato che potrete mai incontrare". Il più delle volte si riferisce al passato - la morte scampata nel 1967 o i cinque anni di prigionia e torture a cui è sopravvissuto ad Hanoi. Ma la fortuna continua oggi. Le sue vittorie di martedì in Ohio, Texas, Rhode Island e Vermont hanno segnato la nomination Repubblicana e uno dei più notevoli percorsi della politica moderna.
Così non è stata una sorpresa quando martedì notte a Dallas McCain ha chiarito la sua posizione davanti a centinaia di sostenitori "Non ho mai creduto di essere predestinato a diventare Presidente. Non credo che nessuno sia predestinato a guidare l'America" ha detto tra gli applausi.
Però non si può negare che la fortuna lo abbia aiutato ad assicurarsi la nomination. Appena due mesi fa, il Senatore dell'Arizona era quasi fuori dai giochi, alle prese con una campagna elettorale essenziale e uno staff ridotto all'osso e costretto a lavorare gratis. Poi praticamente tutto ha cominciato a girare nel verso giusto: Mike Huckabee ha vinto in Iowa, frenando la maestosa campagna di Mitt Romney. Rudy Giuliani ha rinunciato al New Hampshire, lasciando che i suoi sostenitori moderati si orientassero su McCain. Fred Thompson è rimasto in corsa sino alla South Carolina togliendo abbastanza voti ad Huckabee da permettere a McCain di vincere nello stato. Anche Huckabee ha fatto la sua parte ingaggiando un disperato tentativo di vincere in Michigan ed evitando di attaccare McCain prima del suo ritiro di martedì.

E la fortuna continua. Mentre McCain festeggia la nomination, i Democratici sono ancora divisi da una lotta intestina. Nelle interviste di martedì, i Repubblicani giudicano la gara tra la Clinton e Obama un dono del cielo. "Quello che Hillary ha detto in Texas è musica per le nostre orecchie" ha confessato Scott Reed, consigliere Repubblicano.
Si riferisce in particolare allo spot della Clinton che mette in dubbio le capacità di Obama di garantire la sicurezza nazionale. E' esattamente il messaggio che porterà avanti McCain nei prossimi mesi, soprattutto se il suo rivale sarà Obama. "Tutto ciò che dobbiamo fare è prendere quello spot e aggiungerci la scritta 'pagato dal Partito Repubblicano'" ha aggiunto Reed.

I sostenitori di McCain sperano inoltre che la lotta fra i Democratici affievolisca l'entusiasmo. Se la Clinton vincerà la nomination, molti dei sostenitori di Obama non la seguiranno. Se vincerà Obama, i Repubblicani sperano che gli attacchi della Clinton danneggino irreparabilmente la sua immagine. "Quando è sotto pressione è molto meno efficace rispetto a quando ha 15.000 persone adoranti" ha detto Dick Wadhams, il presidente del partito in Colorado.
Per oltre un anno i Democratici hanno goduto di un enorme entusiasmo, concretizzatori in affluenza alle urne e fondi raccolti. La percentuale di americani che si identificano come Repubblicani è crollata al 39% contro il 52% dei Democratici. McCain è consapevole della sfida "Capiamo che dobbiamo portare entusiasmo alla base" ha spiegato Charlie Black, senatore e lobbysta consigliere di McCain, che però non è preoccupato "Il maggiore entusiasmo nella storia politica è stato quello per George McGovern" ha spiegato, riferendosi al candidato Democratico che nel 1972 perse in 49 stati contro Nixon.

Black fa affidamento sull'ondata di ottimismo nata in questi due mesi. Ma rimangono otto mesi da qui alle elezioni, ed è molto tempo anche per un uomo come McCain, che sembra baciato dalla dea bendata. Lui stesso sa che le porte della fortuna si aprono in entrambi i versi. E infatti martedì sera, nel bel mezzo del suo discorso, il gobbo elettronico di è rotto.

Aggiornamenti su McCain, Obama, Paul

The Politico annuncia che John McCain è in procinto di partire per un viaggio di 10 giorni in Europa e Medio Oriente come parte di una delegazione del Congresso. Anche se non si tratta espressamente di un viaggio elettorale, è molto probabile che il neo-nominato candidato del Gop ne approfitterà per incontrare privatamente e pubblicamente i leader dei paesi che visiterà, per accreditarsi presso di loro e l'elettorato. Dopo Pasqua, McCain terrà un discorso con le sue osservazioni riguardo il viaggio.


Il noto anchorman Tom Brokaw, intervenendo alla NBC News, ha detto di aver saputo da una fonte molto vicina ad Obama, che il senatore avrebbe incassato l'appoggio di un ingente numero di superdelegati - almeno 50 - che sarebbero sul punto di rendere pubblico il loro sostegno entro poco tempo.
Il portavoce di Obama Bill Burton ha negato la circostanza, ma negli ultimi giorni il senatore ha ricevuto l'appoggio del Rappresentante della West Virginia Nick Rahall, del presidente del DNC del Vermont e di un superdelegato del Nevada.


Pur non avendo ufficializzato nessuna decisione in merito, Ron Paul ha indirizzato ai suoi supporter un video di sette minuti e mezzo in cui traccia un bilancio della campagna e allude alla possibilità di ritirarsi. Nel video Paul ha sottolineato che anche se la vittoria in senso politico non è più possibile, sono state comunque raggiunte diverse vittorie grazie all'impegno e all'entusiasmo dei suoi sostenitori. Ha detto di sperare che un giorno lui e i suoi supporter potranno guardarsi indietro e dire che questa campagna è stato il primo passo verso un cambio di direzione per il paese, aggiungendo che ora è loro compito pianificare la fase successiva del loro impegno. "Dobbiamo ricordarci che le elezioni sono un impegno a breve termine, le rivoluzioni sono progetti a lungo termine".

Howard Dean parla di Michigan e Florida

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Florida e Michigan potrebbero passare da non avere nessun delegato nella convention Democratica a diventare la chiave per la nomination.
Nell'ultima settimana, anche visto il testa a testa tra la Clinton e Obama, è tornato prepotentemente d'attualità l'argomento, e il Governatore della Florida Charlie Crist ha giudicato illogico che uno stato così grande e importante non sia rappresentato. Le dirigenze locali dei partiti si sono dette disponibili a far ripetere le primarie a patto che il Partito Democratico le paghi.

Ieri mattina il presidente del DNC Howard Dean è tornato sull'argomento rispondendo a Crist tracciando una strada che apre due possibili scenari:
"Siamo lieti di sentire che i Governatori di Florida e Michigan si vogliono impegnare per risolvere la questione. Come abbiamo sempre detto, incoraggiamo i partiti di Michigan e Florida a seguire le regole, approvate 18 mesi fa da tutti gli stati compresi questi due, che prevedono due opzioni. La prima: ciascuno dei sue stati può sottoporci un nuovo piano per la selezione dei delegati. La seconda: possono aspettare fino all'estate e fare appello alla Conventions credentials committee, che determina e risolve ogni questione in sospeso riguardo i delegati. La nomination Democratica sarà decisa seguendo le regole del partito, e nel rispetto di tutti coloro che non le hanno violate non le cambieremo a partita iniziata. Ci avviciniamo a novembre, e il nostro candidato deve avere il supporto unitario di un partito forte e in grado di battere John McCain. Adesso dobbiamo ascoltare la voce degli elettori di quei 12 stati che devono ancora votare"

In altre dichiarazioni ufficiose, Dean ha spiegato che se anche Florida e Michigan dovessero decidere di far svolgere nuove votazioni, non sarà il partito a finanziarle, e questo evidentemente pregiudica la prima delle due opzioni sul tavolo.

giovedì 6 marzo 2008

Risultati definitivi in Texas

Dopo lo spoglio di tutte le schede delle primarie, e la conta di quasi tutti i voti nei caucus, ecco i risultati

Hillary Clinton: 1.455.959 voti, 50.87%, 94 delegati

Barack Obama: 1.356.330 voti, 47.39%, 99 delegati

Come preannunciato ieri, la vittoria netta nei caucus ha portato Obama ad avere più delegati nonostante abbia ricevuto meno voti.

Huckabee garantisce l'appoggio a McCain

Ha aspettato che la matematica fosse ineluttabile, e che McCain arrivasse al numero richiesto di delegati (anche se, contando anche quelli di Romney, aveva già superato in quorum da settimane) e poi ha gettato la spugna rimettendosi al volere degli elettori.
Mike Huckabee si è arresto all'inevitabile e si è ritirato dalla corsa subito dopo le primarie di martedì 4 marzo.
"E' stata un'esperienza grandiosa" ha detto, e poi ha chiesto ai suoi supporter di sostenere McCain a novembre.
"Chiaramente le cose non sono andate come volevamo" ha spiegato "ma quando l'inevitabile ti fissa negli occhi, devi accettarlo".

Quando l'ex pastore battista annunciò la sua candidatura alle primarie, nel gennaio 2007, era conosciuto solo per la sua repentina perdita di peso a seguito del diabete, e per aver scritto il libro "Smetti di scavarti la fossa con forchetta e coltello".
In quel periodo, i sondaggi lo davano all'1%, alle spalle dell'allora front-runner Giuliani, di McCain e di Romney, oltre che di altri possibili candidati. Ma da allora molte cose sono cambiate e Huckabee ha trovato il modo di farsi conoscere e apprezzare soprattutto dai conservatori e dalla destra cattolica, rimanendo in corsa anche quando l'esito della nomination era chiaro.
L'obiettivo di Huckabee era quello di porsi come candidato credibile alla vicepresidenza, anche se ora le sue quotazioni sono nettamente in ribasso.
L'ultimo ringraziamento Huckabee lo ha dedicato alla moglie Janet "E' stata un'ottima First Lady dell'Arkansas e sarebbe stata un'ottima First Lady per gli USA".

L'altro candidato repubblicano Ron Paul, che nel suo distretto in Texas ha vinto le primarie di martedì per il Congresso, ha invece fatto sapere che resterà nella corsa fin quando i fondi glielo permetteranno

mercoledì 5 marzo 2008

Hillary: ticket con Obama? Sì, ma...

Neanche il tempo di finire lo spoglio delle schede - e i risultati dei caucus texani sono ancora parziali, ma tali da far pensare che Obama potrebbe alla fine ottenere un maggior numero di delegati nello stato - i due candidati riprendono la campagna elettorale.
All'Early show sulla CBS, la Clinton è tornata sulla posibilità di un ticket con Obama "Può darsi che sia la conclusione logica. Di certo però bisogna decidere chi guiderà il ticket. Penso che gli elettori dell'Ohio abbiano detto chiaramente che devo essere io".
Obama ha invece detto che, dopo la lunga scia di vittorie, un passo falso era prevedibile, ma ha ricordato di aver conquistato il maggior numero di stati e di voti, e di avere una vantaggio praticamente incolmabile fra i delegati.

Più tardi, parlando ai giornalisti prima di partire da San Antonio, Obama ha attaccato la Clinton sostenendo che deve supportare la sua presunta esperienza con argomenti concreti. E a proposito del ticket "Per ora punto a conquistare la nomination. Rispetto la senatrice Clinton per la sua tenacia, ma è prematuro parlare di un ticket"
Nel frattempo i due staff si fanno la guerra: il team di Obama ha accusato la Clinton per non aver ancora reso nota la sua dichiarazione dei redditi, mentre il portavoce della Clinton è tornato a parlare del processo a Tony Rezko e il direttore della campagna elettorale, Penn, ha sottolineato che Obama non è in grado di reggere la pressione.

In serata è arrivato un importante intervento di Nancy Pelosi, speaker democratica alla Camera, che ha invitato i superdelegati a restare fuori dalla corsa: "Il processo elettorale deve fare il suo corso, ci sono ancora molti elettori che devono esprimersi, e penso che entrambi i nostri candidati abbiano la capacità di ispirare e di raccogliere quei voti che ci porteranno al successo a novembre, e credo che in questo momento nessuno debba intromettersi". La Pelosi ha poi detto di credere che la nomination verrà decisa prima della convention di agosto, ma di non essere mai stata tra coloro che pensavano si sarebbe risolta oggi.

La Clinton trionfa, ma la matematica non la premia

di Mark Halperin (TIME)

Le vittorie di Hillary Clinton nel voto popolare in Texas e Ohio cambiano la corsa alla nomination Democratica fondamentalmente in almeno un modo: è ancora in corsa. La lunga e coraggiosa campagna della Clinton sarebbe finita di colpo se Obama avesse trovato il colpo del KO in almeno uno dei due stati.

Invece la Clinton combatterà almeno per le prossime sette settimane, fino al voto in Pennsylvania del 22 aprile. Giusto er rendere un'idea di quanto sia lungo in politica un periodo del genere, vi ricordate i caucus in Iowa? Erano solo otto settimane fa.
La Clinton è rafforzata non solo dalla vittoria di martedì, ma da molti altri sviluppi degli ultimi giorni. Ha vinto il voto popolare in tutti i maggiori stati industriali, tranne che in Illinois. In più, dal suo punto di vista, Obama solo adesso sta cominciando a sperimentare l'aggressività dei media a cui lei è già abituata. E finalmente lei ha trovato una strategia per evidenziare le carenze del suo avversario sulla sicurezza nazionale - la più grave debolezza secondo gli elettori.

Ma i risultati del 4 marzo non hanno cambiato il principale argomento di Obama per cui la Clinton dovrebbe ritirarsi: la matematica. Ormai è numericamente impossibile per lei conquistare la leadership tra i delegati elettivi.
Nè Obama nè la Clinton possono vincere la nomination senza una qualche combinazione di delegati eletti (scelti tra primarie e caucus) e superdelegati (membri e dirigenti del partito che partecipano di diritto alla convention di Denver). Circa 800 degli oltre 4000 delegati sono superdelegati, e diverse centinaia ancora non hanno deciso.
Viste le prossime votazioni - molte delle quali in stati favorevoli a Obama - vista la leadership di oltre cento unità che Obama ha nella conta dei delegati eletti, e viste le regole proporzionali di assegnazione dei delegati, è quasi una certezza politica e matematica che Obama finirà le primarie con un maggior numero di delegati, portando a conseguenze impreviste.

Alcuni dei prossimi stati - il Wyoming sabato, il Mississippi l'11 marzo - sono sicuramente per Obama, e non ci sono segni di una riscossa della Clinton. Lo stesso vale per la Carolina del Nord il 6 maggio e per l'Oregon il 20 maggio.
Altre sfide sono favorevoli alla Clinton (Pennsylvania, Indiana, Guam, West Virginia, Montana e South Dakota) ma anche delle vittorie decisive - ad esempio con un distacco di 20 punti - la lascerebbero indietro nel computo totale e parziale di delegati. E questo rimarrebbe vero anche se la Clinton riuscisse in qualche modo a riavere i delegati di Florida e Michigan.
L'unica speranza per la Clinton è di sovrastare la leadership di delegati elettivi di Obama conquistando la maggior parte dei restanti superdelegati.
Questo è il fulcro della sfida della Clinton. Obama ultimamente ha incassato più superdelegati di lei perchè questi sono stati convinti dalla sua supremazia nel computo di delegati eletti. Tuttavia, a meno di un cambiamento significativo nella dinamica generale - un grave errore di Obama o uno scandalo - è probabile che lui continui ad attrarre superdelegati a dispetto dei risultati del 4 marzo.
Inoltre, assicurarsi la nomination unicamente con i voti di delegati non eletti verrebbe considerato dai sostenitori di Obama come anti-democratico, dividendo il partito alla vigilia delle Presidenziali.

Perciò la Clinton può ancora correre per sette settimane. Ma se la matematica non è un'opinione, il candidato inevitabile è Barack Obama.

Risultati 4 marzo: Ohio, Rhode Island, Texas, Vermont

La Clinton vince nei due stati più importanti e in Rhode Island, mentre Obama si accontenta del Vermont. Ma se la vittoria in Ohio è netta, quella in Texas è di misura, e nei caucus distrettuali finora è Obama ad essere in vantaggio, anche se il computo definitivo dei delegati si avrà solo alla convention di giugno.
Si prospetta quindi la peggiore delle ipotesi, quella più temuta dal Partito e più auspicata da McCain, quella in cui la corsa prosegue, perchè nessuno dei due candidati ha motivo di tirarsi indietro, anche se adesso la strada per la Clinton sembra più facile.

Tra i Repubblicani, McCain ottiene la matematica certezza della nomination. Huckabee si ritira e garantisce il suo appoggio al nominato, che nei prossimi giorni verrà ricevuto da Bush alla Casa Bianca.

Democratici


Ohio pr. 99%

Hillary Clinton: 55% (73)
Barack Obama: 43% (62)

Rhode Island

Hillary Clinton 58% (13 delegati)
Barack Obama 40% (8)

Texas primarie pr. 99%

Hillary Clinton: 50, 85% (65 delegati)
Barack Obama: 47,41% (61)

Texas caucus pr. 39%

Barack Obama: 52% (35)*
Hillary Clinton: 48% (32) *

* stime sull'assegnazione dei delegati

Vermont

Barack Obama: 60% (9)
Hillary Clinton: 38% (6)

Repubblicani


Ohio

John McCain: 59,93% (79 delegati)
Mike Huckabee: 30,61%
Ron Paul: 4,62%

Rhode Island

John McCain: 64,84% (13 delegati)
Mike Huckabee: 21,56% (4)
Ron Paul: 6,58%

Texas

John McCain: 51,24% (89)
Mike Huckabee: 37,80%
Ron Paul: 5,06%

Vermont

John McCain: 72,34% (17)
Mike Huckabee: 14,04%
Ron Paul: 6,73%

martedì 4 marzo 2008

La difficile vigilia di Obama


Il "momentum" sembra rotto. Proprio quando doveva piazzare il colpo finale per disarcionare definitivamente la Clinton e accreditarsi come il candidato ufficiale del partito (che a questo punto non aspettava altro che l'opportunità per scaricare la ex frts lady), Obama ha perso smalto. Arriva con il fiato corto all'appuntamento decisivo in due stati - Texas e Ohio - in cui parte sfavorito ma, almeno nel primo, può puntare ad una rimonta che lo porti quantomeno ad un pareggio.
L'immagine di Obama è stata appannata nell'ultima settimana a causa di attacchi incrociati e circostanze esterne. L'aggressività verbale della Clinton si è fatta più veemente, dallo "shame on you" alle accuse nell'ultimo dibattito, passando per le foto di Obama in costume arabo.
Contemporaneamente Obama ha dovuto fronteggiare gli attacchi di McCain e parlare di politica estera, uno di quei temi che vanno bene per le presidenziali ma non per le primarie in due stati preoccupati da problemi economici e ben poco interessati all'Iraq. Ma Obama non poteva tirarsi indietro, si è difeso bene ma nel frattempo la Clinton poteva parlare con gli operai dell'Ohio e i liberal di Austin.
Inoltre ieri è cominciato a Chicago il processo contro Tony Rezko, il discusso affarista che nel 1995 favorì l'ingresso in politica di Obama, a cui vendette anche un terreno. I media hanno dato ampio risalto al processo, e la Clinton non si è certo fatta pregare nel sottolineare i rapporti di Obama con un simile personaggio, e lo stesso senatore ha dovuto ammettere di aver sbagliato nel fidarsi di Rezko. Oltretutto Rezko avrebbe anche rapporti con un miliardario iracheno, Nahdmui Auchi, condannato per riciclaggio di denaro sporco.
Come se non bastasse, Obama è accusato di aver violato le regole per il finanziamento della campagna elettorale (stessa cosa era successa la settimana scorsa a McCain), ed è stata pubblicata una lettera in cui un collaboratore del senatore rassicurava il Canada riguardo una possibile revisione del Nafta, l'accordo commerciale tra i paesi del Nord America. Uno scivolone che appanna l'immagine finora limpida e trasparente di Obama.
Come ciliegina sulla torta, il fratello di Michelle Obama ha definito Hillary Clinton "ridicola" dicendo che se fosse donna si vergognerebbe per lei, e ha definito Bill Clinton un bugiardo. Una uscita che gli ha attirato enormi critiche.

Verso il voto: le primarie in Texas

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Il Texas è il secondo più grande stato degli USA, 696.241 kmq, e il secondo stato più popoloso, con 22.490.022 abitanti. La capitale è Austin, la città più grande è Houston, mentre l'area metropolitana più estesa è quella di Dallas-Fort Worth-Arlington. Il nome viene da un termine delle tribù Caddo, che significa "amici" o "alleati".
I primi europei a giungere in Texas furono gli spagnoli, che lo reclamarono come territorio della corona sotto il nome di Nuova Spagna. Tuttavia per il primo insediamento coloniale si dovette attendere il 1682, con la fondazione della prima città, Corpus Christi. Nel 1685 cominciò anche la colonizzazione da parte dei francesi, che avviarono anni di lotte e ostilità con gli spagnoli. Dopo aver combattuto le tribù indiane Apache e Comanche, gli spagnoli stipularono con loro degli accordi di pace. Una volta ritiratisi i francesi, con la cessione dei territori della Louisiana agli USA da parte di Napoleone, nel 1821 il Texas divenne parte della Repubblica indipendente del Messico. I coloni anglosassono aumentarono. Nel 1835, il presidente messicano Antonio Lòpez varò una nuova costituzione, valida anche per il Texas, che non garantiva la libertà di pensiero e di religione. I coloni si ribellarono, e nel 1836 dichiararono l'indipendenza del Texas, che nel 1845 divenne il 28° stato dell'Unione. Nel 1861 si unì agli Stati Confederati nel proclamare la secessione, e fornì all'esercito veterani della guerra contro il Messico. Il Texas è noto per essere lo stato più conservatore degli USA, e quello in cui viene eseguito il maggior numero di condanne a morte.
Il PIL del Texas è il secondo degli USA, l'economia si basa sull'industria aeronavale, sull'agricoltura, la coltivazione e sul petrolio. Il 55% della popolazione è composto da bianchi, il 10% da afroamericani e il 32% da ispanici.

Per i Democratici, il Texas mette in palio 228 delegati, di cui 193 elettivi e 35 superdelegati, con un sistema combinato di primarie aperte e caucus distrettuali. 126 delegati pledged vengono assegnati proporzionalmente in base ai risultati nei 31 distretti elettorali. Ogni distretto ha da 2 a 8 delegati in base alla popolazione e alla grandezza.
Alla chiusura delle urne, ore 7.15 pm, vengono aperti dei caucus per la selezione dei delegati statali che, alla convention di giugno, sceglierà i 67 delegati elettivi rimanenti. La soglia di sbarramento per i caucus è del 15%. I 35 superdelegati vengono nominati nella stessa convention statale, il 6 e 7 giugno. Di essi, 12 hanno annunciato l'appoggio alla Clinton e 8 a Obama.
I sondaggi hanno visto una crescita esponenziale dei consensi di Obama nelle ultime settimane, anche se il complesso sistema elettorale dovrebbe far sì che i voti di Obama si concentrino maggiormente nei caucus. Un sondaggio Rasmussen del 27 febbraio dà Obama al 48% e la Clinton al 44%, ma American research Group 28 febbraio dava Obama al 51% e la Clinton al 44% mentre due giorni dopo i candidati sarebbero appaiati al 47%. Infine Zogby dà Obama al 47% e la Clinton al 43% e Mason-Dixon un distacco 46-45 a favore di Obama. La Clinton può contare sul sostegno degli ispanici più anziani, mentre i giovani sarebbero a favore di Obama.

Per i Repubblicani, il Texas mette in palio 140 delegati, di cui 137 elettivi e 3 unpledged con il sistema della primaria aperta. 96 delegati elettivi vengono assegnati sulla base dei risultati nei 32 distretti elettorali a ognuno dei quali sono abbinati 3 delegati (i distretti non sono gli stessi dei Democratici) con il sistema del winner-take-all nel caso un candidato ottenga la maggioranza assoluta; se nessun candidato supera il 50%, si assegnano 2 delegati al candidato con la maggioranza relativa e 1 al secondo nel caso almeno uno dei 2 superi il 20%. Se nessuno supera il 20%, i primi tre candidati ricevono un delegato a testa. Gli altri 41 delegati elettivi saranno assegnati interamente al candidato vincente se questi supererà il 50%; in caso nessuno abbia la maggioranza assoluta ma almeno uno superi il 20%, i delegati sono assegnati proporzionalmente a chi ha superato la soglia. Se nessuno supera il 20%, i delegati vengono assegnati proporzionalmente a tutti i candidati.
I 3 delegati unpledged, scelti tra i leader di partito, andranno alla convention senza assegnazione. I sondaggi danno una salda leadership a McCain: una ricerca Rasmussen del 27 febbraio lo vede al 54% contro il 34% di Huckabee e il 7% di Paul, mentre American research Group il 1 marzo dava McCain al 61%, Huckabee al 26% e Paul al 9%.

Il successo di Obama in Ohio dipende dalle "truppe di terra"

di Rebecca Sinderbrand (CNN)


Hillary Clinton all'inizio della campagna elettorale incassò il supporto del Partito Democratico in Ohio e dei maggiori esponenti politici locali, ed era la scelta prevalente delle tute blu che rappresentano la base Democratica nello stato.
Barack Obama invece poteva contare su alcuni fedelissimi, di levatura e fama minore.
Adesso Obama è il front-runner e ha risorse economiche tali da trasmettere il doppio degli spot televisivi della Clinton. Tuttavia, man mano che le primarie di martedì si avvicinano, il campo di battaglia si sposta dall'etere all'impegno dei sostenitori sul campo, che può rappresentare un elemento decisivo per il successo.
Infatti il sistema elettorale proporzionale significa che nessuno dei due candidati riuscirà a distaccare l'altro per numero di delegati conquistati, a meno di una vittoria plebiscitaria molto improbabile.
Ma nelle elezioni generali di novembre, il sistema sarà quello del winner-take-all, e le primarie di domani saranno forse il test più impegnativo sulla capacità di Obama di conquistare un cruciale "swing state" che nel 2004 consegnò ai Repubblicani la possibilità di un secondo mandato.
"Questo stato è spaccato a metà" ha detto Jeanine Michael dopo l'apparizione di Obama a Columbus, mentre i volontari facevano campagna elettorale porta a porta. I Democratici sembrano porre grandi speranze in Ohio, ma "se non saremo uniti il giorno delle Presidenziali, non servirà a niente. Sappiamo che non vinceremo".
Volontari reclutati via web e telefonisti si sono armati di elenchi di numeri da chiamare e di riassunti delle posizioni politiche di Obama. Ai vari gruppi sono state distribuite delle mappe dei quartieri da visitare casa per casa, e dei moduli vengono aggiornati costantemente man mano che i volontari tornano dalle loro visite.
I verbali vengono inseriti in un database attraverso cui si possono recuperare informazione distretto per distretto, quartiere per quartiere, casa per casa.

In centro, il quartier generale di Obama - proprio di fronte alla sede del Partito Repubblicano - è piena di volontari, staffer e residenti pronti a dare e chiedere informazioni.
In un piccolo ufficio laterale c'è Valli Frausto (una delle maggiori sostenitrici di Obama in Ohio) che spiega come la spaccatura nell'elettorato Democratico potrebbe favorire McCain a novembre.
Nel 2004 i potenti sindacati dell'Ohio e i ricchi gruppi indipendenti fallirono nel proporsi come alternativa alle promesse di miglioramento tecnologico portate avanti dai Repubblicani, uniti e compatti.
Se Obama vincerà, il compito di affrontare la ormai usurata macchina del Gop sarà nelle mani di attivisti come la Frausto o la Michael.
Valli Frausto ha visto Obama per la prima volta l'anno scorso al "The Oprah Winfrey Show", andò subito a sentirlo a Cincinnati e fu la prima nello stato a creare un suo profilo nel sito internet della campagna. Ha orgianizzato i primi gruppi di supporto che in breve sono diventati centinaia.
Molto prima dell'exploit in Iowa, e dell'arrivo di strateghi professionisti nello staff, la Frausto dirigeva già un piccolo esercito di volontari, tra cui la Michael, che facevano campagna elettorale in Ohio, a volte assieme ai sostenitori di Edwards.
"Con il tempo è diventato evidente che il nostro gruppo di volontari è una risorsa che Hillary non ha" ha spiegato al Frausto.

Nel 2004 la nomination democratica era già decisa quando si votò in Ohio, e l'affluenza fu del 14%: stavolta l'affluenza può essere tre volte tanto, e molti votanti potrebbero essere Repubblicani o indipendenti, grazie alla primaria semi-aperta.
L'abilità di Obama nel conquistare elettori in numero sufficiente da ottenere una vittoria popolare simbolica sarà vista come una conferma della sua eleggibilità in vista delle presidenziali. Se otterrà la nomination, il compito di assicurare il supporto dello stato a Novembre sarà di nuovo nelle mani di Frausto, Michael e company.

lunedì 3 marzo 2008

La Clinton parla delle elezioni in Russia

Senza dubbio la competenza in politica estera è uno dei punti forti di Hillary Clinton, come dimostra anche questo articolato intervento in merito alle elezioni russe di ieri che hanno visto trionfare - come ampiamente previsto - Medvedev (nella foto) il candidato sponsorizzato e designato dal presidente uscente Putin:

"Le elezioni presidenziali in Russia - dove l'insediamento di Dmitriy Medvedev come successore auto-designato di Vladimir Putin non è mai stato in dubbio - rappresentano una pietra miliare nell'allontanamento del paese dalla democrazia. Quelle di domenica non sono state elezioni aperte e democratiche, e al popolo russo è stata negata l'opportunità di scegliere i loro leader e il futuro della loro nazione Non c'è altro modo per descrivere queste elezioni.
Medvedev ha detto cose positive nel corso della campagna elettorale, e sarà compito del Presidente degli Stati Uniti mettere alla prova queste parole, per vedere se possono segnare un nuovo corso per la politica russa e la politica estera. Ma dobbiamo tenere gli occhi aperti, la lista di temi che dividono Stati Uniti e Russia è lunga, e sta crescendo ancora. Nel cuore dell'Europa, dove abbiamo lavorato duro sin dalla fine della guerra fredda per superare le vecchie ostilità, stiamo assistendo a nuove dispute tra la Russia e gli stati vicini.
La Russia ha sentimenti di nazionalismo ostile nei confronti di altri paesi come l'Estonia e la Georgia, ha usato ripetutamente il gas naturale e il petrolio come arma politica, tentando di bloccare gli sforzi diplomatici occidentali di mantenere la pace nei Balcani, ha criticato le nazioni che intendono unirsi alla NATO, e hanno evidenziato che vedono il progresso democratico nei paesi confinanti come una minaccia.
Putin ha messo la Russia in una competizione a somma zero con gli USA e molti dei nostri alleati. Ha censurato i mezzi di informazione, ha incarcerato gli oppositori politici e ridotto le elezioni a mera formalità.
Sfortunatamente, il Presidente Bush non ha saputo comprendere quanto stava avvenendo. Ha cominciato a stracciare i trattati senza trovare altri modi per preservare i mutui rapporti, mentre la Russia sfidava gli interessi degli USA e dei suoi alleati. Dopo l'11 settembre, il Presidente Bush ha concentrato i rapporti con la Russia solo sulla lotta al terrorismo. Putin ha interpretato questo comportamento come un'autorizzazione a fare ciò che voleva in patria e nei paesi confinanti. Nel frattempo le relazioni dell'America con gli alleati europei, che sono essenziali per una efficace politica russa, si sono logorate.
Semplicemente, dobbiamo fare meglio di così. Negli ultimi sette anni, l'amministrazione Bush ha trascurato sia i grandi problemi che le grandi opportunità nei nostri rapporti con la Russia.
Da presidente, sarò pronta a lavorare con la Russia laddove i nostri interessi coincidano - la lotta al terrorismo e alla proliferazione nucleare sono solo due esempi - ma voglio anche che la Russia capisca quali sono le priorità per l'America, e che noi lotteremo per queste."

Verso il voto: le primarie in Ohio

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L'Ohio è uno dei maggiori stati del Midwest statunitense nella regione dei Grandi Laghi, e fu il primo dell'ara ad essere ammesso nell'Unione in base alla Northwest Ordinance. Il nome viene dall'irochese, e significa "bel fiume" o "largo ruscello", in riferimento ai fiumi Ohio e Allegheny che attraversano lo stato. Con 11.459.011 abitanti è il 7° stato più popoloso degli USA, la capitale è Columbus.
L'Ohio venne raggiunto dai primi esploratori europei a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, ma non venne considerato molto rilevante e fu utilizzato quasi esclusivamente per i commerci di pellicce con i nativi americani. Proprio a causa di questi commerci scoppiò una guerra tra tribù indiane. La guerra e le epidemie successive decimarono la popolazione dell'Ohio, che intorno al 1650 si ripopolò di discedenti degli Algonchini. Nel XVIII secolo la Francia si insediò nella regione per controllare il commercio di pellicce ma a metà del secolo, dopo la Guerra dei 7 anni, dovette cedere l'Ohio alla Gran Bretagna. Dopo la rivoluzione americana l'Ohio passò sotto il controllo degli USA e fu il 17° stato ad esntrare nell'Unione. Durante la Guerra di Secessione si schierò con il Nord, e in quel periodo conobbe un enorme sviluppo economico ed industriale.
L'economia dell'Ohio è basata sull'industria, sulla produzione di macchinari, prodotti derivati dalla gomma, pneumatici e acciaio. Ci sono numerose industrie automobilistiche, come ad esempio quella della Jeep Chrysler. E' sviluppato anche il settore della pesca. Il PIL dell'Ohio è il settimo degli USA, e se l'Ohio fosse una nazione autonoma sarebbe diciassettesima, dopo l'Olanda e prima del Belgio.
La popolazione è composta per l'86% da bianchi e per il 13% da afroamericani.


Per i Democratici, l'Ohio mette in palio 162 delegati, di cui 141 elettivi e 21 superdelegati con il sistema della primaria modificata. Dei 141 delegati pledged, 92 verranno assegnati in base ai risultati nei 18 distretti elettorali (a seconda della grandezza del distretto, sono a disposizione dai 4 agli 8 delegati l'uno) mentre gli altri 49 saranno assegnati in base al risultato in tutto lo stato. La convention del 10 maggio nominerà i 21 superdelegati, 3 dei quali hanno già fatto endorsement per Obama, 2 per la Clinton.
I numerosi sondaggi danno un solido vantaggio alla Clinton, nonostante un timido recupero di Obama negli ultimi giorni: un sondaggio Rasmussen del 28 febbraio dà la ex first lady al 47% e Obama al 45%, mentre nel precedente il distacco era 48 a 43. Secondo un sondaggio Mason-Dixon del 29 febbraio la Clinton sarebbe al 47% e Obama al 43, mentre secondo American Research Group del 1 marzo la Clinton avrebbe il 51% dei voti contro il 44% di Obama. Una ricerca dell'Università di Quinnipiac del 3 marzo dà infine un distacco di 49 a 45 per la senatrice. La Clinton, che ha ricevuto l'endorsement del Governatore Strickland, è favorita dal fatto che l'Ohio ha conosciuto uno dei suoi maggiori sviluppi recenti sotto la presidenza di Bill Clinton.


Per i Repubblicani, l'Ohio mette in palio 88 delegati, di cui 85 elettivi e 3 unpledged. Degli 85 elettivi, 54 vengono assegnati in base al voto nei distretti elettorali: a ogni distretto corrispondono 3 delegati, che sono assegnati al candidato che otterrà più voti. Gli altri 31 delegati elettivi verranno assegnati interamente al candidato che riceverà la maggioranza di voti in tutto lo stato. I 3 delegati unpledged, scelti tra i leader del partito, andranno alla convention ufficialmente senza assegnazione.
I sondaggi danno un solido vantaggio a John McCain: il front-runner repubblicano sarebbe al 55% secondo un sondaggio Rasmussen del 25 febbraio, che vede inoltre Huckabee al 29% e Ron Paul al 7%. Un indagine Zogby del 1 marzo dà invece McCain al 61% contro il 27% di Huckabee e il 3% di Paul, mentre American Research Group, lo stesso giorno, assegna a McCain il 59%, a Huckabee il 26% e a Paul il 12%.

Il voto in Texas a rischio ricorsi

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Il Partito Democratico del Texas fa sapere che i caucus serali programmati per il 4 marzo potrebbero essere oggetto di ricorso legale da parte di Hillary Clinton, che avrebbe minacciato di impugnare i risultati a causa delle complicate regole di selezione dei delegati.
Il Texas presenta infatti un sistema elettorale misto che assegna delegati sia con le primarie canoniche (attraverso cui vengono selezionati 126 delegati) sia attraverso caucus serali i cui risultati serviranno alla convention statale del 6 giugno per selezionare i restanti 67 delegati elettivi.
"Mi è stato riferito che almeno uno dei candidati alle primarie avrebbe intenzione di adire le vie legali contro il Partito Democratico del Texas" ha detto il responsabile legale del partito, Chad Dunn "questo sarebbe una tragedia per l'intera campagna Democratica".
Pare che, vista la posta in palio, entrambi i candidati si riservano di ricorrere contro i risultati, ma è in particolar modo la Clinton ad aver minacciato di impugnare il voto.
Il partito è corso ai ripari inviando a Hillary Clinton e Barack Obama una comunicazione ufficiale per ricordare che eventuali azioni legali causerebbero un rinvio delle convention, e potrebbero addirittura portare ad un rinvio del voto all'ultimo minuto.
A questa minaccia lo staff della Clinton avrebbe fatto marcia indietro, negando pubblicamente di voler ricorrere. Tuttavia è stata avanzata una chiara richiesta al Partito: non diffondere i dati dei caucus assieme a quelli delle primarie.
La richiesta ha uno scopo: visto il prevedibile successo di Obama nei caucus e quello della Clinton nelle primarie, e visto che i delegati assegnati con i caucus verranno ufficializzati a giugno mentre quelli delle primarie sono nominati automaticamente al momento dei risultati, la Clinton vuole evitare che il dato globale del Texas sia visto come un pareggio o, peggio come una vittoria di Obama.
A questa si aggiunge un'altra problematica nelle elezioni texane: vista la difficoltà di coprire l'intero territorio dello stato, alcune regioni poco popolate non potranno votare perchè non è stato possibile organizzare seggi per le primarie o i caucus e mancano i rappresentanti dei partiti. Ad esempio nella contea di Armstrong, 1.300 abitanti, i Democratici non terranno votazioni.

domenica 2 marzo 2008

Verso il voto: le primarie in Rhode Island

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Il Rhode Island è il più piccolo dei 50 stati dell'Unione, ma uno dei più densamente popolati: conta infatti un totale di 1.080.632 abitanti in una supeficie di 4.005 kmq, per una densità di 399 abitanti per kmq. Confina con il Massachusetts, il Connecticut e New York, la capitale è Providence.
Il primo europeo a giungere in Rhode Island fu Giovanni da Verrazzano nel 1524. L'esploratore italiano cercava il Passaggio a Nord Ovest, una rotta marina che portasse direttamente dal Nord America in Cina, e denominò il territorio "Luisa" in onore di Luisa di Savoia, regina madre di Francia.
Il territorio non fu di particolare interesse dei conquistatori fino al 1636, quando iniziarono ad arrivare coloni espulsi dal Massachusetts per motivi religiosi. Nel 1637 si insediò un primo governo formale, il territorio fu chiamato Aquidneck Island, per poi prendere il nome attuale nel 1644.
La colonizzazione portò alla progressiva eleiminazione di tutte le tribù native americane dello stato, con massacri tra i più sanguinosi della storia dell'America.
Pur non facendo parte della convenzione di Philadelphia, il Rhode Island partecipò attivamente alla Rivoluzione contro gli inglesi, e fu il 13° stato ad entrare nell'Unione.
Pur essendo uno stato con un passato schiavista, fu attivo nell'abolizione della schiavitù e fu il primo a mandare truppe in aiuto di Lincoln.
E' uno state dalla forte tendenza Democratica (nel 2004 Kerry vinse nelle Presidenziali con oltre il 20% di vantaggio).
L'economia è basata sul settore manifatturiero, tessile e sulla coltivazione di cotone. La popolazione è composta per il 90% da bianchi e per il 7% da neri, ed è l'unico stato a maggioranza cattolica. Nel Rhode Island si trova l'immaginaria città di Quahog in cui vivono i Griffin.


Per i Democratici, il Rhode Island mette in palio 33 delegati, di cui 21 elettivi e 12 superdelegati con il sistema della primaria aperta. Dei 21 pledged, 13 vengono assegnati proporzionalmente in base ai risultati nei due distretti elettorali (6 delegati in palio nel primo distretto e 7 nel secondo) mentre altri 8 vengono assegnati sulla base del risultato assoluto. Nella convention statale del 19 giugno verranno nominati i 12 superdelegati, 8 dei quali hanno già dichiarato il voto a favore della Clinton, e 2 per Obama.
Secondo i sondaggi, il Rhode Island è uno dei pochi stati in cui la Clinton non ha accusato evidenti cali di popolarità: un sondaggio American research Group del 21 febbraio vede la ex first lady al 52% contro il 40% di Obama, una ricerca Fleming del 24 dà invece la Clinton al 49% e Obama al 40%. Infine Rasmussen vede la Clinton al 53% e Obama al 38%. Secondo Rasmussen la leadership della Clinton si deve soprattutto alle donne e ai maschi bianchi, tuttavia i due candidati ricevono esattamente lo stesso consenso, il 79%, riguardo le possibilità di vittoria a novembre.


Per i Repubblicani, il Rhode Island mette in palio 20 delegati, di cui 17 elettivi e 3 unpledged. I 17 delegati elettivi vengono assegnati proporzionalmente nei due distretti elettorali, in cui il nome del candidato delegato appare sulla scheda a fianco di quello del candidato presidenziale che intendono sostenere. I 3 unpledged saranno 3 leader del partito nello stato e andranno alla convention nazionale senza assegnazione.
L'unico sondaggio recente sul Rhode Island è di American Research group del 21 febbraio, e vede John McCain al 65%, Mike Huckabee al 18% e Ron Paul al 7%.

Quei sondaggi usati in modo sbagliato

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di Kathy Frankovic (CBS News)


Sono passati circa 50 giorni, 50 giorni dai caucus in Iowa. In questo lasso di tempo, i sondaggisti sono rimasti sconvolti almeno una volta. Ma nonostante tutte le polemiche sulla loro accuratezza e sul loro valore, i sondaggi esercitano ancora una notevole influenza sia sui giornalisti che sul pubblico, e rimangono l'unica vera indicazione sugli umori della gente.
Ma cosa abbiamo davvero imparato? E come vengono usati o riportati i sondaggi quest'anno?

1) Mai come quest'anno sono stati condotti tanti sondaggi. Prima delle primarie del 5 febbraio in California, secondo pollster.com erano stati condotti 10 sondaggi solo nell'ultima settimana. 24 sondaggi sono quelli rilasciati nei 5 giorni tra i caucus in Iowa e le primarie in New Hampshire. Gallup Organization ha adesso il "Gallup Daily", che riporta stime quotidiane su Repubblicani e Democratici.

2) A causa dell'abbondanza di sonsaggi, molti scelgono di aggregare i risultati, o fare la media. Ad esempio, le medie dei sondaggi proposte dal sito RealClearPolitics.com sono state ripetute in tv come riassunto dell'andamento delle elezioni.
Questa tendenza all'aggregazione, anche se semplifica la presentazione dei sondaggi, è piena di controindicazioni: parte infatti sall'ipotesi che tutti i sondaggi siano egualmente attendibili, anche quelli con metodologie diverse e a volte discutibili.

3) A volte i sondaggi che hanno maggiore copertura mediatica non sono quelli effettivamente più credibili. Prima delle primarie in New Hampshire, un sondaggio Gallup indicava che Barack Obama era avanti di 13 punti, e questo ha provocato l'enorme interesse dei media nei giorni successivi: chi viene dato in testa, riceve molta più attenzione degli altri.
In casa Repubblicana hanno registrato moltissimi cambiamenti sui possibili front-runner. Rudy Giuliani era l'indiscusso leader fino a metà dicembre, quando Mike Huckabee e Mitt Romney hanno cominciato a salire. Addirittura Huckabee risultava in testa in un sondaggio Gallup/USAToday condotto immediatamente dopo l'Iowa. Ma subito dopo il New Hampshire John McCain è salito in testa, con margini sempre crescenti, in tutti i sondaggi nazionali.
Obama ha pareggiato con la Clinton in tutti i sondaggi locali dall'inizio dell'anno, ma solo dopo il Super Tuesday i sondaggi nazionali hanno registrato davvero una crescita di Obama, che ora è in testa.

4) Tuttavia, l'andamento spesso incoerente dei sondaggi rispecchia quello della campagna elettorale, ed è accompagnato da critiche e scetticismo quando i risultati dei sondaggi non hanno la precisione pretesa dai giornalisti che li riportano. Dopo la vittoria della Clinton in New Hampshire, i giornalisti, aiutati dagli studiosi, si sono inoltrati in spiegazioni che toccavano i territori solitamente di esclusiva competenza degli studiosi. E sono stati aiutati dagli stessi sondaggisti.

5) I sondaggisti stanno affrontando i problemi delle interviste telefoniche e dei costi crescenti. Così alcuni cambiamenti (come usare voci registrate per condurre interviste, o basarsi sui panel via Internet) devono ancora ottenere il consenso generale.


La American Association for Public Opinion Research ha conquistato un ruolo molto più attivo in queste elezioni. Tra le altre cose, ha istituito un comitato di controllo sui metodi di sondaggio prima delle primarie. Negli ultimi anni, la AAPOR ha anche assunto un direttore della comunicazione e ha reso disponibile il suo presidente per i media nei giorni delle primarie. 50 giorni da oggi (e quindi prima delle primarie del 22 aprile in Pennsylvania) i sondaggisti e chi scrive a proposito dei sondaggi sapranno ancora di più dei problemi metodologici. E non esiteranno a farcelo notare.


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