sabato 12 gennaio 2008

Profili: John McCain

John Sidney McCain III

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Repubblicano
Età: 72 anni
Professione: militare di carriera in Marina fino al grado di Capitano, politico, senatore senior dell'Arizona
Fondi raccolti: 5.466.904 $
Budget: 3.488.628 $

L'eroe di guerra ci riprova e dopo la sconfitta nelle primarie di 8 anni fa contro George W. Bush punta alla Casa Bianca per la seconda (e presumibilmente ultima) volta. Proveniente da una famiglia di militari (il padre e il nonno sono stati ammiragli nella Marina), personaggio di grande carisma e dalla storia personale che sembra uscita da un blockbuster hollywoodiano, McCain è uno dei più accreditati contendenti alla vittoria finale nonostante l'età giochi a suo sfavore.

Entrato nell'esercito per seguire la tradizione di famiglia, McCain si ritrova a combattere nel 1967 in Vietnam, dove prima scampa fortuitamente a morte certa e successivamente viene rapito dai Vietcong. Ferito gravemente, McCain rimane prigioniero per cinque anni e mezzo di torture e tormenti. Tornato in patria nel 1973, riprende la carriera militare che chiude con onore nel 1981, quando inizia la carriera politica nel partito repubblicano.

Sposa in prime nozze nel 1965 la modella Carol Shepp da cui divorzia nel 1980, anno in cui sposa Cindy Lou Hensley, di 17 anni più giovane. McCain ha un figlio dal primo matrimonio e tre dal secondo. Ha inoltre adottato i due figli della prima moglie Carol, e con la seconda moglie Cindy ha adottato una bambina del Bangladesh.

Prigioniero di guerra

Nel 1967 lo Skyhawk su cui volava McCain venne abbattuto da un missile. McCain riportò la frattura di entrambe le braccia e di una gamba, e fu ulteriormente ferito dalla folla di vietnamiti che lo recuperò. I soldati che lo catturarono rifiutarono di portarlo in ospedale perchè pensavano che sarebbe morto di lì a poco. Interrogato, McCain fornì solo nome e numero di matricola, e così i suoi carcerieri scoprirono che era il figlio di un ammiraglio, e si decisero a fornirgli le cure necessarie e ad annunciare la sua cattura.
McCain rimase in un ospedale per sei mesi, dopo i quali, persi 50 chili e con i capelli divenuti bianchi, venne trasferito in un campo di prigionia di Hanoi in una cella assieme ad altri due soldati. Nel 1968, McCain venne trasferito in isolamento, condizione in cui rimase per due anni.
Nello stesso anno, il padre di McCain fu nominato comandante delle forze USA in Vietnam, e i vietnamiti provarono a rilasciare John per propaganda. McCain però rifiutò di essere liberato, dicendo che avrebbe accettato solo se fossero stati liberati tutti i prigionieri catturati prima di lui.
In seguito McCain fu sottoposto a interrogatori e torture, e costretto a sottoscrivere un documento in cui condannava l'operato degli Stati Uniti. In questo periodo, McCain rifiuta di incontrare attivisti e giornalisti schierati contro la guerra in Vietnam e l'amministrazione americana.
Dopo i due anni di isolamento venne trasferito in altri campi, con condizioni di vita migliori, fino agli accordi di pace del 1973, quando McCain potè finalmente fare ritorno a casa.

Posizioni politiche e programma
McCain ha ottenuto un punteggio medio dell'83% dall'American Conservative Union (dove il 100 rappresenta la massima aderenza agli ideali conservatori), ma è anche portatore di alcune istanze non in linea con quelle del partito

  • Politica estera: McCain è un "falco" interventista in politica estera. Favorevole nel 2003 alla guerra in Iraq, è tuttora per un incremento di truppe americane nel Golfo. Tuttavia si è anche mostrato estremamente critico nei confronti dell'amministrazione Bush chiedendo significativi cambi di strategia, e criticando l'operato dell'ex segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. McCain è favorevole ad una presenza di militari Usa in tutte le zone a rischio terrorismo. McCain ritiene che un attacco all'Iran sia l'ultima opzione possibile da prendere in considerazione, ma che non va comunque esclusa. Amico di Israele, è un acceso supporter della politica repressiva nei confronti del terrorismo palestinese. E' critico nei confronti dell'amministrazione pakistana, e dopo l'assassinio della Bhutto ha parlato della necessità di un impiego di militari americani in Pakistan. Visto il suo passato da prigioniero di guerra, McCain è molto sensibile sul tema del trattamento dei detenuti, e negli anni è stato portatore di numerosi interventi per migliorare il loro trattamento, anche a Guantanamo.

  • Politica economica: al contrario della dottrina Bush, che ritiene prioritario il taglio delle tasse, le posizioni di McCain danno la precedenza all'azzeramento del deficit. Già nelle primarie del 2000 le due posizioni vennero a scontrarsi, e secondo molti osservatori fu questo uno dei temi grazie a cui Bush conquistò la candidatura. Nel 2001, McCain ha votato contro il taglio delle tasse promosso dal presidente, tuttavia ha specificato che non ha intenzione di reintrodurre le tasse già eliminate. Nel 2002 una sua legge ha riformato i finanziamenti ai partiti vietando le donazioni illimitate.

  • Politiche sociali: sull'ecologia e la tutela dell'ambiente, McCain è agli antipodi di Bush e della maggior parte del partito Repubblicano; negli ultimi anni ha votato ripetutamente contro provvedimenti appoggiati dal governo nazionale. McCain supporta un incremento dell'uso di energia nucleare per supplire alla dipendenza dal petrolio estero. E' un attivista contro gli stupefacenti, da Presidente vorrebbe impegnarsi per aiutare le nazioni come la Colombia a fermare la produzione di droga. Pur essendo contro i matrimoni gay, sostiene che ogni stato dovrebbe decidere autonomamente se permetterli o meno. Contrario in modo assoluto all'aborto tranne che in casi di stupro o incesto, è però favorevole alla ricerca sulle cellule staminali nonostante in passato la abbia avversata. E' favorevole al possesso di armi a scopo di autodifesa.

  • Immigrazione: su questo tema le posizioni di McCain sono molto diverse da quelle del suo partito, vorrebbe infatti legalizzare ed eventualmente rendere cittadini tutti i lavoratori clandestini presenti in USA (dai 12 ai 20 milioni di persone) e creare un piano di accoglienza per gli immigrati legali

Punti di forza: la sua storia personale e la sua carriera; è il più "presidenziale" dei candidati; gode di una stima incondizionata in tutta la nazione anche (se non soprattutto) al di fuori del suo partito; è il politico di maggiore esperienza; rappresenterebbe un cambiamento rispetto alla dottrina Bush ma in continuità con i valori repubblicani; ha l'appoggio di antiabortisti e della National Rifle Association.
Punti deboli: l'età (se fosse eletto per due mandati terminerebbe a 80 anni, un piccolo record); nel suo partito gli preferiscono altri candidati; le sue posizioni sull'immigrazione e su alcuni temi etici gli portano poche simpatie da parte di conservatori e teo-con.

Fonti: Wikipedia, Washington Post, New York Times, JohnMcCain.com

Ultim'ora: riconteggio nel New Hampshire

In New Hampshire si ricontano a mano le schede delle votazioni di martedì scorso. A fare richiesta di verifiche sono stati il repubblicano Albert Howard (che in tutto lo stato avrebbe ricevuto solo 44 voti) e il democratico Dennis Kucinich, che ha invece ottenuto l'1,4% di voti.
Entrambi parlano di seri dubbi sull'esattezza del conteggio.
Il riconteggio non è una prassi frequente nelle elezioni primarie: l'ultima volta si è verificata nel 1980 in New England.
Ricordo che il distacco fra Hillary Clinton e Obama nel N.H. è stato di circa 7.500 voti.

venerdì 11 gennaio 2008

Rassegna stampa repubblicana: la situazione dei delegati, Thompson all'attacco, lo spauracchio Bloomberg

Nonostante non abbia ancora vinto in uno stato, i due secondi posti conquistati in Iowa e New Hampshire permettono a Romney di essere in testa per numero di delegati. L'ex governatore del Massachusetts può contare finora su 24 delegati, al secondo posto Huckabee che ne ha conquistati 18, mentre il vincitore del New Hampshire McCain è terzo con 10 rappresentanti. Seguono l'ex inteprete di "Law & Order" Fred Thompson con 6 delegati, Ron Paul con 2 e Duncan Hunter con 1. Fino a questo momento resta a bocca asciutta Rudy Giuliani, uno dei favoriti, la cui corsa però deve ancora iniziare visto che l'ex sindaco di New York ha preferito concentrare i suoi sforzi sugli stati più importanti, quelli cioè che possono portare un numero più alto di delegati. Al contrario dei democratici, infatti, il numero di "superdelegati" repubblicani è piuttosto basso e meno influente sulla decisione finale, quindi vincere negli stati importanti potrebbe essere sufficiente per ottenere il fatidico numero di 1.191 delegati. Dopo il 5 febbraio si comincerà a capire se la strategia di Giuliani può funzionare.

Dibattito in South Carolina
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Anche se il calendario dice che il prossimo turno è in Michigan il 15 gennaio, i candidati sono già proiettati sul turno del 19 gennaio in Nevada e, soprattutto, South Carolina.
Il dibattito tenutosi a Myrtle Beach ha visto una performance da mattatore per Fred Thompson, che si gioca le ultime possibilità di rimanere in corsa. La Carolina del Sud è infatti uno stato in cui l'attore è favorito, ma l'exploit di Mike Huckabee potrebbe complicargli la vita, per questo il pastore battista è stato oggetto di un duro attacco da parte di Thompson, soprattutto a causa di alcune posizioni troppo "liberali" (per gli standard repubblicani, ovviamente). Thompson si è presentato come custode della tradizione del Partito Repubblicano, ricordando le posizioni di Reagan in opposizione a quelle di cui è portatore Huckabee.
Anche Romney, pur non essendo tra i favoriti in South Carolina, ha attuato una strategia di attacco, stavolta nei confronti di John McCain, sul tema delle politiche economiche e sulle sue posizioni in politica estera. McCain ha replicato criticando l'operato dell'ex segretario alla difesa Donald Rumsfeld.
Più defilati Rudolph Giuliani, che non ha possibilità di vittoria in Carolina e punta invece sulla Florida, e Ron Paul.

Lo spauracchio Bloomberg
Si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero una imminente discesa in campo del magnate dell'editoria e sindaco di New York Michael Bloomberg nella corsa alla Casa Bianca come indipendente. Bloomberg ha le risorse per finanziare l'intera campagna elettorale e potrebbe farsi avanti nel momento in cui la situazione delle primarie sarà più definita (e i candidati saranno abbastanza provati).
L'eventuale discesa in campo del sindaco newyorkese spaventa soprattutto i repubblicani, visto che Bloomberg (fino all'anno scorso appartente al partito ed eletto a NY proprio con i voti dei repubblicani, anche se molte sue posizioni sono più vicine ai democratici) andrebbe con tutta probabilità a togliere voti proprio al loro schieramento. In questo senso brucia ancora il ricordo del 1992, quando il miliardario Ross Perot, candidatosi da indipendente, conquistò il 20% di voti sottraendoli a George Bush sr. e impedendogli così la rielezione a vantaggio di Bill Clinton.

giovedì 10 gennaio 2008

Rassegna stampa democratica: la rivincita di Hillary, la situazione dei delegati, Richardson verso il ritiro

La vittoria, sia pure di misura, di Hillary Clinton in New Hampshire può rappresentare un nuovo starting point per queste primarie. Il successo di Obama in Iowa aveva infatti messo in secondo piano alcuni aspetti fondamentali (come il pregiudizio razziale) ma soprattutto aveva avviato un meccanismo inevitabile in un sistema come quello americano, ovvero il consenso per "il più eleggibile".
La Clinton era ed è la grande favorita non per suoi meriti particolari o perchè sia amata (tutt'altro), ma perchè ritenuta la candidata con più possibilità di vittoria finale. La scalata di Obama nelle ultime settimane ha portato in molti a pensare che il senatore dell'Illinois potesse essere più accreditato, e questo ha contribuito ad aumentare ulteriormente i suoi consensi come un cane che si morde la coda. Le prossime votazioni, specialmente quelle in stati come la Carolina, dovrebbero portare ad un quadro più preciso.
Nel frattempo, la Clinton punta a "soffiare" gli elettori giovani al rivale, proponendo la creazione di una squadra di blogger all'interno di ogni agenzia governativa


La questione dei delegati

Al momento Obama può contare su 25 delegati contro i 24 di Hillary Clinton (non 35 e 34 come erroneamente riportato ieri dal Televideo Rai) e i 18 di Edwards. Alla convention però conteranno i voti dei "super-delegati" (di cui parlerò più diffusamente in seguito) che non sono vincolati ai voti delle primarie e, al momento, sono per la maggior parte a favore di Hillary. In pratica per vincere e conquistare la candidatura, Obama deve stravincere nelle primarie.


Richardson si ritira?

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La CNN riporta l'indiscrezione secondo cui il governatore del New Mexico Bill Richardson sarebbe deciso a lasciare la corsa per le primarie dopo i risultati non esaltanti dei primi due turni.
Richardson sarebbe il terzo democratico a ritirarsi dopo Joe Bidden e Chris Dodd.
Richardson aspirava ad essere il primo presidente Usa di origine ispaniche, ma finora ha conquistato solo il 2% in Iowa e il 5% in N.H., senza delegati.
Se venisse confermata la notizia, resterebbero in corsa per i Democratici solo 5 candati: Clinton, Obama, Edwards, Dennis Kucinich e Mike Gravel.

mercoledì 9 gennaio 2008

Risultati 8 gennaio: New Hampshire

Hillary Clinton smentisce i sondaggi e supera Obama, anche se i due contendenti ottengono lo stesso numero di delegati.
Tra i repubblicani invece i pronostici sono rispettati: McCain sopravanza Romney di 5 punti, Huckabee arriva terzo scavalcando Giuliani e continua la sua corsa

Democratici

GENNAIO


8 gennaio: New Hampshire

Hillary Clinton: 39% (9 delegati)
Barack Obama: 37% (9)
John Edwards: 17% (4)
Bill Richardson: 5%
Dennis Kucinich: 1%

Repubblicani


GENNAIO

8 gennaio: New Hampshire

John McCain: 37% (7 delegati)
Mitt Romney: 32% (4)
Mike Huckabee: 11% (1)
Rudy Giuliani: 9%
Ron Paul: 8%
Fred Thompson: 1%
Duncan Hunter: 0,53%

lunedì 7 gennaio 2008

Profili: John Edwards

Johnny Reid "John" Edwards

L'immagine “http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c2/John_Edwards%2C_official_Senate_photo_portrait.jpg/160px-John_Edwards%2C_official_Senate_photo_portrait.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.

Democratico
Età: 55 anni
Professione: avvocato, direttore del Center of Poverty, Work and Opportunity, ex senatore del North Carolina dal 1999 al 2005, ex candidato alla vice-presidenza degli Stati Uniti nel 2004
Fondi raccolti: 6.987.596 $
Budget: 12.397.048 %

E' il terzo incomodo dei democratici, colui che punta a conquistare gli indecisi e gli insoddisfatti dalla "donna" Hillary e dal "nero" Obama. Dopo aver conquistato la candidatura alla vice-presidenza quattro anni fa con John Kerry punta al salto di qualità, ma tra i suoi obiettivi potrebbe anche esserci quello di fare un bis del 2004, con molte più possibilità di arrivare alla Casa Bianca.

Edwards ha un passato di avvocato di successo: è diventato un ricchissimo principe del foro prima dei quarant'anni, poi nel 1996 è entrato in politica nel Partito Democratico facendosi portatore di posizioni moderate e centriste, ma liberal sui temi dei diritti civili.

Nelle primarie del 2004 ha superato contendenti agguerriti come il generale Clark e il populista Howard Dean idolo degli internettiani, insidiando Kerry, che poi lo scelse come vice.

Sposato con Elizabeth, ha avuto da lei quattro figli, il primo dei quali è morto nel 1996 a 17 anni in un incidente stradale.

La malattia di Elizabeth

Il 3 novembre del 2004, il giorno dopo le elezioni presidenziali, Elizabeth Edwards rivelò di avere un cancro al seno. Il cancro è stato trattato a lungo con chemioterapia e radioterapia, ed Elizabeth ha ben presto ripreso a lavorare nel Partito Democratico e nelle fondazioni del marito (tra cui una a nome del loro figlio Wade morto nel 1996). All'inizio del 2007, i coniugi Edwards hanno annunciato che la malattina non era stata sconfitta, ed era infatti ritornata con un cancro al seno di IV stadio (il più alto), con metastasi al polmone. Una forma "non curabile ma completamente trattabile", che permette alla donna di condurre una vita normale ed accompagnare il marito nel corso della campagna elettorale, anche se con soste programmate per le cure.
Come è purtroppo naturale in queste situazioni, la condizione di Elzabeth è diventata anche oggetto di ricerche per quanto riguarda la sua incidenza sulla campagna del marito. Se da un lato il coraggio e l'unione dei coniugi Edwards ha ben impressionato gli elettori, dall'altro in molti, cinicamente, guardano con sospetto ad un eventuale presidente con una situazione familiare così delicata e in via di peggioramento.

Posizioni politiche e programma
Edwards unisce posizioni moderate e quasi conservatrici in settori come la politica estera a posizioni decisamente più a sinistra su questioni sociali. E' molto attivo nella tutela dei consumatori e dei meno abbienti in opposizione alle lobby.

  • Lotta alla povertà: Edwards sostiene che i veri poveri in America sono almeno 1 milione in più di quelli attualmente considerati tali, e propone un piano teso ad eliminare totalmente la povertà entro il 2036. Questo piano comprende tra le altre cose sostegni alle famiglie, fondi per le case, innalzamento del salario minimo e delle indennità. Ha inoltre proposto un sistema che permetterebbe anche agli studenti meno abbienti di iscriversi al college, con il primo anno di studi pagato interamente dal governo.

  • Ecologia: Edwards punta ad accaparrarsi i consensi degli "orfani" di Al Gore, il grande assente di questa campagna, e per questo punta in maniera decisa sul tema del riscaldamento globale. Il suo programma mira ad azzerare l'inquinamento da carbone e punta ad una riduzione dell'80% delle emissioni di gas per poi reinvestire i soldi risparmiati nella ricerca di energie alternative che mettano fine alla dipendenza degli usa dal petrolio straniero.
  • Aborto: Edwards è un sostenitore dell'accesso legale e libero all'aborto e supporta fondazioni che aiutano donne indigenti che vogliono abortire.
  • Unioni civili e diritti dei gay: Edwards supporta i diritti di gay e lesbiche ma è contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. E' però anche contrario a vietare i matrimoni gay dove sono legali, e supporta invece le unioni civili e la concessione di diritti alle coppie di fatto anche dello stesso sesso.
  • Immigrazione: Edwards vuole semplificare le norme di accesso per gli immigrati in modo da aumentare sensibilimente il numero di lavoratori stranieri in America. Recentemente ha affermato di voler anche semplificare l'iter per diventare cittadini degli Stati Uniti.

  • Politiche sociali: Edwards vuole allargare la tutela sanitaria nazionale anche ai cittadini più poveri attraverso il programma sociale Medicare, per fare questo ha un piano per ridurre contestualmente i costi del sistema sanitario, piano che si compone di elementi concreti (maggiore attenzione alla prevenzione e alla reale efficacia dei farmaci) ad altri più generali (riduzione dell'inquinamento per migliorare la salute pubblica). E' contrario alla legalizzazione delle droghe leggere a scopo terapeutico. Nel 2001 votò il Patriot Act proposto da Bush, salvo poi criticare ferocemente le politiche del presidente.
  • Politica interna: Edwards intende ridurre sensibilmente la criminalità giovanile nella comunità afro-americana attraverso un maggiore impegno nella cura sanitaria e nell'educazioned ei giovani provenienti da zone disagiate. Sul tema dei media, Edwards è un sostenitore della neutralità dei network, e per questo nella sua campagna elettorale ha boicottato la FOX, accusata di parteggiare per la destra.
  • Politica estera: punto dolente del programma. Edwards si oppone alla "guerra al terrore" di Bush, ma nel 2002 votò a favore dell'intervento in Iraq. Edwards è contrario all'invio di nuove truppe, ma anche al ritiro immediato, vorrebbe piuttosto ritirare gradualmente alcune migliaia di soldati, in modo da non avere più truppe americane in Iraq entro il 2013. Edwards ha lanciato spesso moniti contro l'Iran, ma non si è mai espresso a favore di un intervento militare.

Punti di forza: potrebbe reggere la lunga distanza meglio dei due avversari, e se la Clinton dovesse ritirarsi dalla corsa potrebbe ereditare i suoi elettori molto più di quanto farebbe Obama; è giovane ma ha esperienza, è progressista ma piace ai moderati, rappresenterebbe un rinnovamento senza bisogno di una rivoluzione.
Punti deboli: gran parte del suo programma viene giudicata populista; non ha l'appoggio di lobby e multinazionali; le sue posizioni sulla politica estera sono troppo vaghe; la sconfitta del 2004 potrebbe averlo marchiato; la malattia di sua moglie potrebbe essere un handicap in caso di candidatura alle Presidenziali.

Fonti: Wikipedia, Washington Post, New York Times

Rassegna stampa: verso il New Hampshire



Manca un giorno al secondo vero caucus di queste primare, quello del New Hampshire. E' un test molto più probante di quello dello Iowa, non tanto perchè i delegati chiamati a votare siano di più, quanto perchè l'elettorato è sostanzialmente centrista e quindi un buon indicatore delle tendenze del paese.

Nel dibattito televisivo di sabato, Hillary Clinton ha provato a recuperare quota nei sondaggi attaccando frontalmente Barack Obama su quello che è il maggior punto debole del senatore nero, ovvero la scarsa esperienza. Una strategia prevista, che mira a radicalizzare le posizioni tra i sostenitori democratici. E' stata invece imprevista la risposta di John Edwards, che ha preso le difese di Obama ed ha esplicitamente chiesto alla Clinton di farsi da parte, poichè rappresenta lo status quo. Edwards sta evidentemente cercando di conquistare consensi tra i sostenitori di Obama e di far diminuire ulteriormente le chances della Clinton, proponendosi, se non come candidato, quantomeno come possibile vice come già accadde 4 anni fa con Kerry.
Dal canto suo Obama, che nei dibattiti tv è poco a suo agio, ha preferito schivare le polemiche e non ha replicato agli attacchi.

Sul fronte repubblicano, il mattatore della serata è stato John McCain, grazie ad un atteggiamento da presidente in pectore. Il veterano del Vietnam, imitato poi da Giuliani, ha dichiarato la sua stima per Obama ma ha sostenuto che non è preparato sui temi della sicurezza. A sparigliare le carte ci ha pensato però Huckabee, che ha invitato i colleghi a non sottovalutare i consensi raccolti dal democratico.
Mitt Romeny è apparso molto in difficoltà soprattutto sulla politica estera, accusato di non avere una posizione decisa, mentre Rudy Giuliani ha dovuto replicare alle accuse piovutegli a proposito della gestione degli immigrati quando era sindaco di New York.

Sondaggi. Gli ultimi sondaggi prima del voto evidenziano la continua crescita di Obama. Secondo USA Today/ Gallup, Oabama sarebbe al 41% contro il 28% di Hillary e il 19% di Edwards, mentre CNN/WMUR danno Obama al 39% e la Clinton al 29%. Se il distacco sarà davvero così alto, la corsa della Clinton rischia di finire presto, anche se altri sondaggi danno i due candidati quasi alla pari. Tutti però sottolineano la caduta dei consensi della ex-first lady nell'ultima settimana.
Tra i repubblicani, il favorito è McCain che quasi tutti i sondaggi danno intorno al 30% con circa 5 punti di vantaggio su Mitt Romney. Più incerta è la terza posizione, dove Giuliani è insidiato dall'outsider Huckabee, che punta a rimanere in scia per poi cercare di vincere i caucus in Florida e South Carolina, e presentarsi quindi alla prova del 5 febbraio (con votazioni in 22 stati) forte di nuovi consensi.

Update delle 17:00. Dallo staff della Clinton trapela questa dichiarazione che la dice lunga sullo stato d'animo che si respira attorno alla ex first lady:

"E' ancora possibile vincere o arrivare secondi a distanza ravvicinata - spiega al sito uno dei consiglieri della Clinton, cui bruciano il terzo posto e quasi dieci punti di distacco dati da Obama all'ex first lady in Iowa - ma se l'affluenza comincia anche lontanamente a rispecchiare quella che si è avuta in Iowa, allora tutto è perduto". E la paura di perdere ancora ha spinto lo staff della Clinton a decidere di evitare - in queste ultime ore di frenetica campagna elettorale già caratterizzata, come ha dimostrato lo scontro tv di sabato notte, da toni ed attacchi durissimi - una campagna di spot contro Obama, per non rischiare di peggiorare le cose."



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domenica 6 gennaio 2008

Profili: Mike Huckabee

Michael Dale "Mike" Huckabee

L'immagine “http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/68/Mike_Huckabee_speaking_at_HealthierUS_Summit.jpg/196px-Mike_Huckabee_speaking_at_HealthierUS_Summit.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.

Partito Repubblicano
Età: 53
Professione: pastore battista, imprenditore, ex governatore dell'Arkansas
Fondi raccolti: 1.031.679 $
Budget attuale: 651.301 $

Outsider dei repubblicani, il pastore battista che ha governato l'Arkansas dal 1996 al 2007 è appoggiato dalla destra religiosa integralista che, specialmente nel corso della presidenza Bush, ha assunto un'importanza via via maggiore nel partito.
Huckabee, autore di numerosi libri e anche di canzoni, è da tutti considerato il più abile oratore tra i candidati repubblicani, e questa caratteristica è stata sfruttata nelle fasi preliminari delle primarie, con una serie interminabile di comizi grazie ai quali Huckabee è riuscito a salire vorticosamente nei sondaggi.
E' noto per aver perso 50 chili ed essersi convertito ad uno stile di vita salutista. Ha una moglie e tre figli.

Il caso DuMond
Appena divenuto governatore dell'Arkansas, Huckabee si adoperò per far ottenere uno sconto di pena a Wayne DuMond, condannato per lo stupro di una diciassettenne, lontana parente di Bill Clinton. Huckabee sostenne che proprio il coinvolgimento di Clinton fu la causa di una pena così dura per DuMond, che venne rilasciato sulla parola nel 1997, subito dopo l'elezione a governatore del repubblicano.
Due anni dopo, DuMond fu di nuovo arrestato e condannato per lo stupro e l'omicidio di una donna in Missouri, e sospettato di altri crimini sessuali nella stessa zona.
Nel corso della campagna presidenziale del 2007, Huckabee ha sempre sminuito il proprio ruolo nel rilascio di DuMond.

Posizioni politiche
Il programma di Huckabee è concentrato in particolar modo su temi sociali ed etici, ed è ispirato al conservatorismo religioso


  • Aborto: Huckabee è contrario anche in caso di incesto o stupro

  • Matrimoni gay e unioni civili: contrario ad ogni forma di concessione di diritti alle coppie gay, e favorevole ad emendare la Costituzione in modo da vietare le unioni omosessuali anche negli stati in cui sono in vigore. Huckabee ritiene l'omosessualità "un'aberrazione pericolosa per la salute pubblica".

  • Embrioni: contrario all'utilizzo degli embrioni umani per le ricerche.

  • Politica interna: favorevole alla pena di morte ma non in modo integralista; favorevole ad un supporto riabilitativo per i condannati, specialmente nel caso di criminalità minorile; contrario all'uso terapeutico di droghe leggere; è un sostenitore del creazionismo in opposizione alle teorie darwiniane, ed è favorevole ad una maggiore presenza della religione nelle scuole; Huckabee è un ecologista, e rimprovera al suo partito lo scarso impegno nella tutela dell'ambiente; favorevole al possesso di armi per difesa personale; per quanto riguarda il sistema sanitario, ritiene che gli sforzi debbano concentrarsi più sulla prevenzione che sulle cure;

  • Immigrazione: Huckabee è favorevole all'utilizzo di lavoratori stranieri e alla loro integrazione, e ritiene che i costi dell'immigrazione legale vadano suddivisi tra stati e governo federale. E' inoltre favorevole a cambiare le leggi che prevedono che i Presidenti Usa debbano essere nati sul suolo americano. E' vicino alla comunità ispanica.

  • Economia: Huckabee supporta un sistema di tassazione, denominato FairTax, che rivoluzionerebbe l'attuale sistema fiscale. La FairTax è da diverso tempo al centro del dibattito economico, e molti esperti la ritengono potenzialmente disastrosa oltre che incostituzionale.

  • Politica estera: favorevole all'invio di nuove truppe in Iraq e in Afghanistan, si è detto convinto della necessità di usare la forza contro l'Iran. Ritiene Guantanamo una "distrazione dalla guerra globale al terrorismo"; grande amico di Israele; ha proposto una giornata di ricordo per il genocidio degli Armeni.

Punti di forza: è l'unico nome realmente nuovo tra i repubblicani, ha l'appoggio della destra religiosa e può ottenere vasti consensi nell'America profonda e rurale.
Punti deboli: il suo integralismo religioso gli preclude i consensi degli indipendenti e dei liberal indecisi, la chiesa evangelica non ha abbastanza influenza in tutto il territorio americano, i lobbysti lo snobbano, i suoi fondi sono irrisori in confronto a quelli degli avversari.

Fonti: Wikipedia, Wall Street Journal, New York Times

Update caucus - 5 gennaio: Wyoming

La prima parte del caucus del Wyoming (la seconda si terrà il 4 maggio), che vedeva coinvolti solo 12 dei 28 delegati dello Stato, ha visto prevalere come previsto Mitt Romney

Mitt Romney: 67% (8 delegati)
Fred Thompson: 25% (3)
Duncan Hunter 8% (1)

In attesa di maggio, l'unica indicazione significativa è quella che riguarda Fred Thompson che, non riuscendo a conquistare alte percentuali nemmeno in una sfida a tre, vede diminuire il proprio peso in vista delle prove più impegnative.